Nella religione indù, tra le più antiche esistenti e seguita da circa un miliardo di fedeli, Kama è il dio del piacere carnale e del desiderio, ed è rappresentato, similmente a Eros, da un giovane con un arco in canna da zucchero e frecce, pronto a scoccare verso i futuri innamorati. Nei testi sacri Veda è addirittura considerato superiore a tutti gli altri dei nonché il più potente. In Occidente è noto soprattutto per quella che è considerata la Bibbia del Sesso nella letteratura sanscrita, il libro del Kama Sutra, dove Sutra sta per "aforismi", che in realtà ha un solo capitolo su trentasei dedicato alle celebri 64 posizioni dell’arte amatoria.
Kama. Sesso e design è la mostra vietata ai minori di diciotto anni che si è aperta ieri al Design Museum della Triennale di Milano in viale Alemagna 6. Curata da Silvia Annicchiarico, intende analizzare il rapporto tra eros e progetto: vengono indagati modi, forme e strategie con cui la sessualità si incorpora nelle cose e ne fa strumento di conoscenza per chi le progetta ma anche per chi le usa.
È possibile ammirare oltre duecento opere dall’antichità ai giorni nostri, fra reperti archeologici, disegni, fotografie, oggetti d’uso di artisti e designers internazionali. Come viene spiegato nell’introduzione alla mostra, «una selezione ampia e sfaccettata che vuole andare oltre la stereotipizzazione delle luci rosse, della pruderie o dei facili scandali». Dai vasi etruschi agli amuleti fallici di epoca romana, dai volti stilizzati di Piero Fornasetti alle polaroid a soggetto erotico di Carlo Mollino passando attraverso i colorati pseudo-dildi artistici di Ettore Sottsass, marito di Fernanda Pivano, si arriva al celebre divano Mae West a forma di labbra femminili firmato da Salvador Dalì fino all’imponente "The Great Wall of Vagina" dell’inglese Jamie Mc Cartney, una vera e propria parete pubica formata dai calchi dei genitali di quattrocento donne.
«Non vuole essere né una mostra sull’erotismo né una mostra sulla sessualità – spiega la curatrice Annichiarico -. Ha piuttosto l’ambizione di essere una mostra sugli oggetti che hanno come matrice morfologica gli organi genitali e sessuali, ma anche le relazioni sessuali che il corpo intrattiene con altri corpi. Nasce da un’urgenza: la necessità e la volontà di riconsegnare al design la sua facoltà di dare risposte "materiali" e "oggettuali" ai grandi nodi ontologici dell’esistenza».
Anche otto progettisti internazionali – Andrea Branzi, Nacho Carbonell, Nigel Coates, Matali Crasset, Lapo Lani, Nendo, Italo Rota e la "designerotic" Betony Vernon, specializzata in gioielleria hard-chic – si confrontano col tema dell’erotismo e presentano la propria personale interpretazione attraverso installazioni inedite.
Fino al 10 marzo.
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