Mentre qui in Italia il problema del riconoscimento delle famiglie arcobaleno è a un punto morto, in Europa si esplorano nuovo orizzonti. Per la precisione in Germania, da qualche tempo, si parla molto spesso di famiglia del futuro e di ‘co-parenting’. Una pratica, più che un fenomeno, che si sta diffondendo a macchia d’olio e che potrebbe arrivare, presto o tardi, anche in Italia. Il principio è molto semplice: si tratta di mettere al mondo un figlio senza essere coinvolti sentimentalmente con il proprio partner.
Il co-parenting non è solo un fenomeno che interessa le coppie gay e lesbo, ma riguarda anche i single e le coppie etero che hanno problemi di fertilità. Ovviamente per la comunità LGBT, ancora alle prese con una vasta gamma di difficoltà burocratiche, quello del co-parenting potrebbe essere un’opzione da considerare seriamente, dato che un numero sempre maggiore di persone, ha deciso di imboccare questa strada.
La co-genitorialità: essere genitori al tempo dei social
Esiste un sito web, co-genitori.it, una piattaforma che è a metà tra un social network e una bacheca di incontri, in cui coppie, single o amici di vecchia data, si propongono come co-genitori. Il fatto che il ‘genitore 1’ e il ‘genitore 2’ non siano legati da un sentimento amoroso, non costituisce un problema per il fenomeno, dato si basa solo sul concetto ‘dell’essere desiderato’. In pratica il bambino che nasce in questo contesto, viene amato allo stesso modo anche se vive in due famiglie differenti.
Con il co-parenting si programma la gravidanza e si cresce il bambino secondo le regole di un contratto scritto e firmato da entrambi i genitori. Un fenomeno che in sostanza non andrebbe a destabilizzare la famiglia tradizionale, in realtà è un percorso che regala una possibilità a chi, per diversi motivi, non po’ concepire o mettere al mondo un figlio.
Per spiegare la gittata del co-parenting, è importante sottolineare la vicenda di Gianni Bettucci, che a Berlino Magazine, ha spiegato quanto sia necessario promuovere la famiglia del futuro. Il giovane che per lavoro da Firenze si è rifugiato a Berlino, è uno dei tanti single con figli che ha sperimentato la co-genitorialità. All’inizio non è stato di certo facile convivere con questa nuova realtà, ma grazie al successo dell’associazione ‘Rainbow Daddies’ (da lui stesso fondata), si è potuto amplificare e salvaguardare ancora di più l’importanza della famiglia, che si basa soprattutto su amore , rispetto e desiderio.
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