Domenica 11 dicembre, pur senza i clamori delle cronache, si è disputata la sfida calcistica omo – etero tra i dipendenti di IKEA Porta di Roma, superamento dell’ormai desueta fantozziana scapoli – ammogliati. La squadra gay, a corto di giocatori, ha dovuto accettare un paio di “stranieri” (non perché fossero finiti gli omo) ma si mormorava che anche tra gli etero ci fosse almeno un gay non dichiarato…
Per quanto limitata a questo negozio molto aperto nei confronti delle diversità, mi piace riportare questa vecchia notizia altrimenti taciuta, sia perché non si trattava di pallavolo sia perché è una mia fissazione: da anni tento invano di formare una squadra. In chat o nei locali ne parlo sempre, non solo per stuzzicare i feticisti. E’ vero che le famigerate cosce da calciatore che ti stringono a tenaglia prima di stantuffarti funzionano ancora, ma il mio obiettivo è anche trovare qualche possibile partner in campo. Invece niente.
Il fatto è che il calcio è il tempio etero per eccellenza, livellatore sociale (come il sesso), intellettuale e politico (i deputati sono bipartisan solo se si tratta di tappare le falle dei loro club) ma omofobo: le proteste di circostanza contro il razzismo negli stadi non difendono mai i gay. Allo stadio ho sentito gridare per anni “frocio” a Berti, a Baggio e a tutti i tifosi juventini, “ciucciapiselli di tutta quanta la famiglia Agnelli” senza che mai nessuno protestasse.
Di contro però ho visto amici gay fantasticare sulle insinuazioni più assurde (dal mite Del Piero fino a Totti) e sulle presunte amicizie sospette negli spogliatoi, molto di più che sui rari coming out, sempre provenienti dall’estero (ultimo il bell’olandesone Dominique van Dijk, nella foto con il fratello Gregoor). Purtroppo, a parte alcuni vip che, non diversamente dagli etero poco impegnati sul set e con tanto tempo da dedicare al tifo in diretta tv, non perdono occasione per farsi pubblicità, i gay si limitano al pettegolezzo.
Al frocio qualunque non interessa la schedina ma sapere chi sono i giocatori più boni. Il calciatore è il vero “principe azzurro”: mondano, di scarsa conversazione e sfacciatamente ricco. Inoltre, rispetto alle facce sui vecchi album di figurine, è molto più bello, forse per miglioramento generale della stirpe italica e maggior cura della persona anche nei meno alfabetizzati o forse per una precisa strategia dei procuratori.
Inoltre la stessa omofobia dell’ambiente, anziché disgustarci, ci attizza ancora di più. Ci insultano senza sosta ma ci piace. Magari lasciamo alle curve gli idoli politicizzati e ci concentriamo su qualche bel difensore, però anche noi fingiamo di credere al machismo, come i coattoni sugli spalti o i massimalisti cattolici del mio sito preferito – Famiglia Italiana – che difendono “uno degli sport, non solo tra i più virili, ma che più connotano il nostro Paese” da ogni “falsità mirante a destabilizzare i valori della nostra società”.
Che ci siano o no giocatori gay, poco importa. Lo spogliatoio, classica fantasia finocchia, è per antonomasia quello del pallone, più che della palestra o della piscina (non parliamo della scuola di danza). Credere, anzi, nell’esistenza di una riserva totalmente maschia stimola le nostre fantasie proibite, il desiderio irrealizzato di sbirciare dentro, sentirli che si insultano dopo la partita e vederli sudati togliersi gli indumenti distrattamente, senza pudore e senza ostentazione: spettacolo più eccitante degli strip di tanti pupazzetti gonfi di alcuni locali. I muscoli madidi con quel chilo in più che non guasta, i peli non curati, perfino quell’odore penetrante, anziché disturbarci ci attirano irrefrenabilmente. Certo, sarebbe bello se fosse possibile nascondersi per guardarli. Ancora meglio se poi si lasciassero anche andare e…basta! E’ meglio tornare seri.
Senza magari far soffrire gli amici crociati, ne approfitto allora per chiedere informazioni ai lettori su eventuali attività calcistico finocchie (pure clandestine) o magari formare una squadra ex novo, magari quella di gay.it (Direttore, ce le fornisce le magliette? Magari carine, così gli etero ci copiano pure quelle).
Per tornare alla partita Ikea, va da sé che, nonostante il tifo palesemente a sfavore, gli etero abbiano dominato. Però il giorno dopo (santa Lucia patrona della Svezia, mica un giorno qualunque) la direttrice in persona ha posto il sigillo definitivo, chiamando i componenti al microfono uno alla volta, per ricevere l’attestato di partecipazione. Nell’inconsueto e festoso coming out generale qualcuno ha però fatto notare la discriminazione contro le donne: froci contro maschioni sì, ma sempre e solo uomini. Nell’augurarmi che altre aziende si adeguino, proporrei allora per il prossimo anno un quadrangolare, affiancando magari ai gay “dichiarati” una squadra di “velati” e mettendo finalmente in discussione il predominio degli etero con una squadra femminile.
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di Flavio Mazzini