PARIGI – Prendi una donna dille che l’ami… e lei ti fa fare il gay. Questo è successo al pornodivo più famoso d’Europa Rocco Siffredi. Ha conosciuto Catherine Breillat, 53 anni, regista, sceneggiatrice e scrittrice francese sul set di "Romance", un profondo film-scandalo che si proponeva di far cadere tutti i tabù sulla sessualità.
Rocco e Catherine si sono capiti, si sono odiati (il problema è stato proprio nella scena d’amore fra l’attrice Caroline Ducey e Rocco), ed hanno dovuto attendere il doppiaggio del film per essere folgorati dalla freccia di Cupido. Da allora Catherine Breillat quando parla di Rocco sfodera tutte le parole più dolci e morbide, parole che probabilmente non ha mai usato per nessun altro uomo. Per lei infatti gli uomini sono dei barbari. Che si sono dotati di una "democrazia" (il governo degli uomini, o meglio del popolo, dal greco) per poter recludere la donna nella gabbia della "pornocrazia" (sempre dal greco, il governo delle donne, nel senso di cortigiane).
"Pornocrazia" è il titolo dell’ultimo libro di Catherine Breillat, una storia di una donna che decide di pagare un gay per legarlo ad uno strano contratto: dovrà guardarla con quei suoi occhi vergini, che non hanno mai visto nella sua nudità più completa, un corpo di donna. Il gay è Rocco Siffredi. O meglio, lo sarà nel film che sarà tratto da questo libro e che sarà girato a partire dall’anno prossimo. Il contratto in realtà è un artifizio che l’autrice usa per poter esternare la sua visione della nostra società: una società in cui a suo parere, il sesso femminile è criminalizzato in quanto l’uomo ha paura che le donne possano accedere al potere. Per lottare contro questa evenienza la società democratica si è dotata, secondo la Breillat, della pornografia come di un mezzo totalitario contro le donne. Insomma il libro sta facendo discutere e il film farà scalpore.
Rocco all’inizio della pellicola si troverà in un locale per soli uomini (in cui la coprotagonista del film sarà l’unica donna) e dovrà baciare un uomo e stando al libro dovrà fare anche di più. Poi nella situazione di intimità con la ragazza riverserà tutto il suo odio per il sesso femminile, il suo ribrezzo per quello che Catherine Breillat definisce il "triangolo funebre", la "profondità oscena", "la pelle infetta e putrida". Proverà però il piacere maschilista della dominazione della donna. In senso figurato e fisico. Tutto sta nella testa, dice la Breillat. I film porno fanno vedere delle scene di sesso ma non fanno intuire il lavoro psicologico che sta dietro un atto sessuale. Questo è quello che vuole fare lei, mostrare che non c’è alcun piacere a fare sesso se non si prova un forte sentimento di conoscenza dell’altro, di dominazione o di autodistruzione (sottomossione).
E, ancora una volta, far cadere dei tabù. Il sesso non è peccato. Questa cosa ci è stata inculcata ma non è vera. Questo mondo ci obbliga ad apprezzare le cose orrende e ci nasconde quelle belle. Esteticamente belle. Tutto quel che è buono non si può mangiare, tutto quel che provoca piacere non si può fare, tutto quello che è bello non si può guardare. Come ad esempio questo corpo di donna, nudo, e queste scene d’amore imbottite di pensiero che la Breillat ci sta preparando. E che la censura si vedrà costretta a vietarci. Regalando alla regista la sua più grande vittoria e a Rocco Siffredi la certezza di essere un attore vero.
di Giacomo Leso
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