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Treviso, 28enne trans* discriminata: “Mi avevano quasi assunto, poi hanno scoperto la mia identità”

“Una persona dovrebbe essere assunta per il suo profilo lavorativo, non per altro”.

Treviso, 28enne trans* discriminata: "Mi avevano quasi assunto, poi hanno scoperto la mia identità" - Laura Bisetto - Gay.it
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Laura Bisetto ha 28 anni, è di Treviso ed è stata discriminata in quanto donna trans* nella ricerca di un lavoro. A denunciarlo la stessa ragazza trevigiana, dalle pagine del Corriere della Sera.

Laura ha spesso superato il primo colloquio ed è stata selezionata per un 2° e definitivo step, che l’avrebbe poi portata all’assunzione. Ma tutto cambia quando le chiedono i documenti per firmare il contratto, scoprendo il suo essere in transizione.

“Mi avevano quasi assunto, poi hanno scoperto la mia identità”, ha sottolineato la 28enne. “L’ho spiegato subito al telefono per evitare sorprese dell’ultimo minuto e mi hanno detto che vista la situazione dovevano fare un passaggio in più con la presidente. Risultato? Due ore dopo mi hanno detto che l’assunzione saltava perché la mia transizione poteva essere un problema”.

Al Corriere della Sera Laura ha raccontato il suo percorso, partito da lontano ma abbracciato completamente solo nell’ultimo anno, il suo essersi sempre sentita in un corpo sbagliato. “Ma quando ero adolescente l’argomento era troppo complicato. Questa cosa della transessualità è un tabu. E anni fa lo era ancora di più perché l’immagine diffusa delle persone trans era spesso estremizzata. Avevo paura di un cambiamento anche io. Naturalmente avevo relazioni omosessuali ma quello era accettato già di più. Non sono mai stata confusa, mi sono sempre sentita una donna, anche da piccola. Ma non è facile in un ambiente come il Veneto o comunque in una piccola città affrontare la disforia di genere“.

Durante il lockdown, poco dopo la morte di sua mamma, Laura ha preso consapevolezza di sè. “Mi sono resa conto con il percorso che stavo facendo che la disforia di genere era l’ultimo dei pensieri. Che avevo dubbi su mille altre cose, dal lavoro alle aspettative future, passando per i rapporti con la mia famiglia ma sull’identità, sul sentirmi donna non ne avevo affatto. Quella era quasi la parte più risolta di me. Anche per quello ho potuto cominciare quasi subito la terapia ormonale, che faccio da marzo 2021. Ho avuto il nulla osta quasi subito vista l’alta consapevolezza che avevo”.

Per un anno, ad ogni colloquio di lavoro svolto, Laura si è ritrovata sempre dinanzi alla medesima reazione. Primi step positivi, poi il brusco stop ogniqualvolta doveva spiegare come mai il suo nome non corrispondesse a quello anagrafico e alla sua carta d’identità. “E lì spesso saltava tutto. Mi è capitato in una grande azienda ma anche in un negozio di abbigliamento in centro a Treviso. Mi hanno convocata, mi hanno mostrato il negozio, come se dovessimo partire la settimana successiva. La cosa ovviamente mi ha causato non poco dolore. Poi il dolore è diventato sconforto. Ora non comunico più la notizia per telefono, lo dico per scritto così rimane traccia del fatto che ero stata selezionata ma che mi escludono solo per questa ragione”.

Ma dopo un anno di rifiuti transfobici, Laura ha finalmente trovato un impiego. “In questo momento lavoro nella segreteria di uno studio medico e mi trovo benissimo. Di fatto una persona dovrebbe essere assunta per il suo profilo lavorativo, non per altro. La discriminazione sociale fortunatamente non mi è mai accaduta”.

Anche in famiglia, dopo un iniziale spaesamento, tutto si è risolto per il meglio. “Finché mi consideravano omosessuale non c’è stato nessun problema. Mia mamma ha incontrato i miei ex suoceri, i genitori del mio compagno. Poi quando ho iniziato la transizione sia lei che papà non c’erano più. Le mie sorelle inizialmente l’hanno vissuta male. È stata dura all’inizio ma oggi sono le mie principali sostenitrici“.

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