L’intervista a Hillary Clinton: “Combatterò per la tutela dei diritti LGBT”

L'intervista integrale a Hillary Clinton di "Advocate": si parla di Orlando, di omofobia e transfobia, e di cosa si può fare per proteggere la comunità LGBT dalla violenza.

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9 min. di lettura

Oggi inizia la convention democratica e la candidata alla presidenza degli Stati Uniti Hillary Clinton parla a Advocate, famosa rivista LGBT americana, di legge sull’eguaglianza, di strategie per liberare il paese dall’AIDS, delle leggi che vogliono restaurare la discriminazione nel nome della libertà religiosa.

***

Da Segretario di Stato non ha mai parlato di matrimoni gay, cosa che invece lei ha fatto una volta lasciata la carica. Ha più volte detto che la sua idea a riguardo è stata creata e formata da persone che a lei vicine. Ci vuole parlare di loro?

Sì, come molti di noi, le mie idee a riguardo sono nate dal confronto con persone che conosco e stimo. Per esempio una coppia di amici dei miei genitori, Dillard e Larry. Ho passato molto tempo con loro a parlare di politica mentre mia madre si faceva aiutare nei lavori di casa. Sono stati vicini a mio padre in ospedale alla fine. Fu proprio Larry a tenergli la mano mentre moriva. Sono una coppia che si ama e si impegna come tutte le altre coppie. E nel tempo, ho capito quanto sia ingiusto non lasciarli sposare. Ed è stata una vera gioia, dopo la sentenza della Corte Suprema, ricevere l’invito per le loro nozze. Dillard e Larry hanno formato non solo me, ma le idee di tutta la famiglia e di questo gliene sono grata. E sono grata a tutti i sostenitori, le loro famiglie e gli amici che non hanno mai smesso di dire che quel che è giusto è giusto. Mi hanno aiutato a capire e gliene sono grata.

Sappiamo che sua figlia Chelsea si è impegnata nelle azioni per il matrimonio egualitario. Ha avuto un ruolo nelle sue decisioni?

Sicuramente. Questo è uno degli argomenti per cui lei si è sempre scaldata. Sono fiera di Chelsea per molte ragioni e questa è sicuramente una di quelle.

Ogni leader nazionale che ora è a favore del matrimonio egualitario ha avuto una evoluzione su questo argomento. Pensa che dovremmo valutarla con uno standard differente rispetto al presidente Obama, o al vice Biden, o al segretario di Stato Kerry, tanto per citare i principali che hanno cambiato idea?

No. Le persone LGBT hanno ogni diritto di ritenerci responsabili e valutarci per le nostre azioni passate e presente.

Lei ha detto che l’Equality Act (un decreto antidiscriminazione sui posti di lavoro e altro) è un pezzo nobile di legislazione che merita di diventare legge, facendone una priorità. Ma il congresso non sembra intenzionato a passarlo. Cosa pensa di poter fare di fronte a un congresso recalcitrante?

Sì, confermo che è un pezzo nobile di legislazione. Nel 2016 ci sono ancora posti in America dove le persone possono essere licenziate o cacciate dalla loro casa per le persone che amano o per quello che sono. E’ profondamente sbagliato. Va contro tutto quello in cui crediamo. E sono molti gli americani che lo hanno capito. Se ce ne fossero altri, sarebbero loro a chiedere al Congresso di approvare l’Equality Act e impedire le discriminazioni sui posti di lavoro, nell’assegnazione delle case, nelle scuole, nell’accesso ai fondi pubblici e federali, compreso il credito, e nel sistema giudiziario. Così è quello che farò, porterò la cosa davanti alla gente. E’ importante sapere che anche senza legge ci sono molti decreti che il prossimo Presidente può fare per proteggere i diritti LGBT. Un esempio: il Presidente Obama ha emesso decreti per proteggere le persone LGBT nei posti di lavoro, nell’assegnazione degli alloggi e nel sistema sanitario. Il prossimo presidente può confermarli o toglierli. Trump ha promesso di togliere ogni decreto anti-discriminazione. Io li confermerò e andrò oltreEcco perché è così importante scegliere il prossimo presidente.

Cosa si può fare dalla Casa Bianca di fronte a tutti queste “leggi di restaurazione della libertà religiosa” con la quale si reintroducono discriminazioni sulle persone LGBT in almeno 22 Stati dell’unione?
Credo che la libertà e i diritti si possano proteggere difendendo allo stesso tempo la libertà religiosa. L’America è stata fondata sulla libertà religiosa. E’ scritta nella nostra Costituzione. Persino l’Equality Act difende i diritti LGBT prevedendo esenzioni su aspetti della libertà religiosa che sono con noi da sempre. Questo in realtà non dovrebbe essere un problema. Ma in molti Stati si usa il mantello della libertà religiosa per nascondere leggi che in realtà vogliono discriminare. E’ una cosa subdola e insidiosa. E noi non la permetteremo. Da Presidente, combatterò in prima persona per assicurarmi che gli Americani possa vivere senza discriminazioni, compresa la comunità LGBT.

Cosa dice della decisione di Trump di firmare il First Amendment Defense Act, che permetterebbe la discriminazione con fondi pubblici fatta da chi cita la religione come motivo per negare servizi e beni alla comunità LGBT?

E’ assolutamente inaccettabile. Permettere alla gente di usare il proprio credo religioso come terreno per discriminare le persone LGBT nella sfera pubblica va contro ogni principio in cui crediamo. E molte persone religiose sono d’accordo con me.

LEGGI > Cinque motivi per cui Donald Trump sarebbe un disastro per gay, lesbiche e transgender

Un numero importante di cambiamenti ha avuto luogo nel Dipartimento di Stato da lei diretto, compreso il fatto di assicurare ai dipendenti in relazioni omosessuali gli stessi benefit di quelli eterosessuali, nonché facilitare parecchio il rilascio di passaporti ai transessuali. Quali sono i rischi se Trump abolisce l’Equality Act?

Sono tante le cose a rischio se Trump diventa presidente. Bisogna che gli americani lo capiscano bene. Vuole firmare il First Amendment Defense Act, abolire i decreti Obama contro le discriminazioni e nominare giudici costituzionali che aboliscano la storica sentenza sul matrimonio. In particolare mi preoccupa molto la Corte Suprema. Il prossimo Presidente nominerà più di un giudice costituzionale e quindi altererà significativamente gli equilibri, attuali visto che il giudice che ha in mente Trump è uno che equipara il matrimonio omosessuale a “sesso con gli animali”, “pedofilia” e “necrofilia”. Parole sue. Maya Angelou dice che “quando qualcuno ti dimostra quello che è, devi credergli da subito”. Trump ha detto chi è quando si parla di uguaglianza LGBT. Dovreste credergli.

Nel 2011 in un discorso a Ginevra tu hai detto che “i diritti dei gay sono diritti umani”, davanti a una audience di diplomatici. Fu un discorso dall’impatto enorme. Ce ne vuole parlare, in particolare come è stata inserita quella frase nel discorso?

Io dissi quelle parole in altre occasioni, in particolare al Pride del Dipartimento di Stato e fu li che alcuni colleghi mi dissero “devi dirlo al mondo intero”. Qualche mese prima un attivista gay dell’Uganda di nome David Kato fu ammazzato brutalmente. La sua morte mi fece riflettere sul fatto che mentre negli States la vita per le persone LGBT stava migliorando, in altri posti del mondo stava letteralmente precipitando. Volevo mandare un chiaro messaggio di solidarietà e di amore a tutte le persone LGBT, dagli attivisti che portavano avanti il lavoro di David in tutto il  mondo ai giovani isolati e senza speranza qui da noi. Volevo anche mandare un forte messaggio ai leader nazionali: questo argomento è importante per gli Usa. Così mi assicurai che il mio discorso smontasse i miti antigay usati per giustificare le leggi antigay nel mondo, gettasse una luce sulle migliaia di casi di abuso dei diritti umani e privilegiasse i paesi che trattavano con dignità le persone LGBT. Ma soprattutto volevo dire qualcosa che doveva essere detto, e volevo che la gente ascoltasse e facesse qualcosa a riguardo, così come fecero dopo la conferenza sulla donna a Pechino nel 95, dove misi in chiaro che i diritti umani sono diritti delle donne e i diritti delle donne sono diritti umani. Sono fiera di aver detto ogni frase di quel discorso e di lavorare da tanti anni per portare l’eguaglianza LGBT nel mondo.

 Lei ha sostenuto che vuole arrivare  a una generazione libera dall’AIDS, ma c’è uno studio dal Cdc (Centro per le Epidemie Mondiale) il quale predice che metà di tutti i maschi americani gay o bisex diventeranno sieropositivi nella loro vita a causa della mancanza di accesso a cure sanitarie, alla vita in carcere, allo stigma sociale. Lei crede davvero che una generazione senza AIDS sia possibile?
 

Sì. Non siamo mai stati più vicini a una generazione senza AIDS. I tassi di infezione sono crollati ovunque. Sempre più gente sieropositiva riesce a curarsi. Sempre più bambini nati da madri sieropositive ottengono il trattamento di cui hanno bisogno per evitare l’infezione. Le nostre strategie stanno funzionando. Ciò detto c’è ancora tanto lavoro da fare. HIV e AIDS sono ancora tra noi e colpiscono in modo sproporzionato alcune comunità: uomini gay e bisex, comunità di colore, gente transgender e i giovanissimi. Nell’Africa sub-sahariana circa il 60% delle persone sieropositive sono donne. Se vogliamo lasciare l’AIDS alle spalle, dobbiamo dedicarci a combattere non lasciando nessuno indietro. Questo significa aumentare i fondi per la ricerca, espandere l’uso della PrEP, abbassare i costi dei farmaci, e aumentare il numero di chi accede ai trattamenti. E cambiare le vecchie, stigmatizzanti leggi che criminalizzano le persone con HIV. Ho perso amici per l’AIDS. Tanti di noi hanno vissuto questa esperienza. Lo dobbiamo a loro e continuare questa battaglia. E lo dobbiamo a tutti coloro di cui non sapremo mai il nome.


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Come può il governo degli usa  giocare un ruolo costruttivo nelle vite di persone LGBT che vivono in paesi a loro ostili, soprattutto se questi paesi sono nostri alleati?

Le persone LGBT devono essere trattate con dignità e hanno diritti umani senza distinzione in base a dove vivono. E’ per questo che il tema LGBT e diventato parte della nostra politica estera quando ero Segretario di Stato. Questo cosa ha comportato? Abbiamo annunciato per la prima volta che avremmo tenuto in considerazione come un paese tratta la comunità LGBT quando forniamo i nostri aiuti. Abbiamo istruito i nostri diplomatici a sollevare obiezioni su casi specifici e sulle leggi (o sulla mancanza di leggi come in Italia). Ho aiutato a passare la prima risoluzione Onu sui diritti umani delle persone LGBT. E poi ho dichiarato che “gay rights are human rights”. A Washington abbiamo creato una task force per aiutare questo lavoro. Abbiamo lanciato un programma per aiutare nelle emergenze coloro che difendono i diritti LGBT nel mondo. Abbiamo lanciato il Global Equality Fund per supportare il lavoro delle organizzazioni civili che lavorano su questi temi nel mondo. L’America ha un obbligo morale di stare in prima linea per la comunità LGBT e per i diritti umani nel mondo. Come presidente è quello che farò.

Lei ha parlato contro il Defense of Marriage Act e la politica militare del “Dont’ Ask Don’t Tell” (entrambi fatte dal marito Bill) e ora entrambe sono morte. Quale è la sua risposta a coloro che attribuiscono queste politiche a lei come candidata?

 Non ho bisogno di giustificarmi per le due norme che appartengono a un altro periodo storico. Credo fermamente che le persone LGBT abbiano diritto alla piena uguaglianza davanti alla legge. Sono contenta di vedere che sempre più americani la pensino così.

Cosa può fare la sua presidenza contro la violenza sulle donne trans di colore?

La ringrazio per averlo chiesto, perché è un problema serio e urgente. L’altro anno ne sono morte 21 (nel 2016 più di 100 > LEGGI L’ARTICOLO). E non parliamo delle violenze che non vengono riportate o vengono ignorate. C’è tutto un lavoro da fare contro l’essere bigotti e discriminare gli altri per porre fine alla violenza. Dobbiamo restaurare la fiducia tra organi di polizia e comunità investendo su programmi che educhino contro la discriminazione, l’uso della forza e sulle interazioni con la comunità LGBT. Abbiamo bisogno di leggi anti discriminazione e una migliore comprensione della incidenza della violenza raccogliendo dati sulla identità di genere sulle vittime in base all’orientamento sessuale. E soprattutto dobbiamo dire che le persone transgender sono amate e rispettate perché sono persone come noi.

Il 10 Maggio più di 100 sacerdoti della chiesa metodista a cui lei appartiene si sono dichiarati gay, con un grosso rischio personale. Quale è la sua visione del conflitto all’interno della chiesa relativamente al clero gay che dovrebbe rimanere celibe e nascosto?

Sono fiera delle lezioni che la mia fede metodista mi ha insegnato, e sono fiera delle persone LGBT che hanno scelto coraggiosamente di essere loro stessi. Questa decisione comporta ancora dei rischi, ma credo che ci saranno cambiamenti, lentamente ma inesorabilmente.

Cosa può fare un Presidente per unire persone che hanno idee differenti sulla uguaglianza LGBT?

Le differenze di opinione sull’uguaglianza LGBT esistono in molti americani e rimarranno, ma non devono esistere nelle nostre leggi. Questo principio per me non è discutibile. Come Presidente aiuterò il lavoro fatto dalle comunità LGBT per anni volto cambiare il cuore della gente. Passerò l’Equality Act, mi occuperò di giovani homeless (altissima percentuale di gay e lesbiche rifiutati dalle famiglie), di bullismo, di terapie di conversione, e combatterò la discriminazione.


La comunità LGBT è stata attaccata un mese fa ad Orlando (clicca qui per il nostro SPECIALE >). La peggiore strage nella storia americana. Lo stesso giorno una bomba viene scoperta al Pride di Los Angeles (LEGGI >). Oltre all’Isis, cosa può fare per proteggere la comunità LGBT dalla violenza?

Quello che è accaduto a Orlando è terribile e lascia senza parole. E’ stato un atto di terrore e di odio. L’assassino ha attaccato un club LGBT durante il mese del Pride, trasformando uno spazio sicuro in un posto di orrore. Le mie preghiere sono per le vittime e per le loro famiglie. Ma le preghiere non bastano. La violenza contro gay lesbiche e trans esiste, come pure l’odio. Un problema urgente che ha bisogno di iniziative. Per cominciare, bisogna prendere in mano il problema dell’epidemia di violenza con le armi in America (LEGGI > Ecco perché i gay potrebbero annientare la lobby delle armi americana). Sono sicura ci siano metodi più efficaci per proteggere il Secondo emendamento e controllare che le armi non cadano nelle mani sbagliate. Le armi da guerra non devono esistere nelle nostre strade. Dobbiamo anche raccogliere i dati sulle persone vittime di hate crimes (che non vengono denunciati) per poter individuare i colpevoli. E dobbiamo denunciare la discriminazione e la retorica d’odio ogni volta che essa si manifestaLa linea di fondo è questa: voglio che la comunità LGBT della Florida e del paese sappiano che avete milioni di alleati. Io sono una di loro. E combatterò con voi e per voi perché abbiate una vita libera, aperta e senza paura.  L’odio non ha posto in America.

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