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Antonio Cabrini: “Ho avuto dei compagni di squadra che erano gay”

“L’omosessualità nel mondo del calcio maschile è ancora un tabù”, ha amaramente confermato l’ex bandiera della Juventus.

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Al Lovers Film Festival di Torino si è parlato di sport e omofobia con alcuni personaggi del mondo sportivo italiano: il calciatore Antonio Cabrini, l’ex CT della nazionale italiana maschile di pallavolo e bronzo ai Giochi Olimpici di Londra Mauro Berruto ed Evelina Christillin, che ha presieduto il Comitato promotore dei Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006. Intervistato dalla direttrice artistica Vladimir Luxuria, Cabrini ha affrontato il ‘caso’ dell’omosessualità nel mondo del calcio, con nessun giocatore professionista dichiarato nei principali campionati europei.

Oggi 64enne, Cabrini è stato una bandiera della Juventus, vincendo sei scudetti, due Coppe Italia e tutte le maggiori competizioni UEFA per club, oltre al mondiale del 1982 con la maglia della nazionale italiana. “Perché ancora oggi è difficile per un calciatore professionista in attività fare coming out?“, gli ha chiesto Vladimir, con l’ex difensore azzurro che non ci ha girato attorno.

L’omosessualità nel mondo del calcio maschile è ancora un tabù. L’ignoranza dei tifosi, delle persone che sono sempre pronte a cercare qualcosa per denigrare un calciatore. Non si è ancora recepito questo messaggio, i tifosi non riescono ancora ad arrivare ad un messaggio inclusivo che in altri sport è già arrivato“.

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CT della nazionale italiana femminile dal 2012 al 2017, Cabrini ha fatto il confronto tra il calcio maschile e quello femminile, dove esistono decine di calciatrici lesbiche dichiarate, prima di rivelare la presenza di calciatori gay quando il bell’Antonio ancora giocava.

“L’omosessualità nel mondo del calcio femminile è più accettata. In quello maschile, essendo considerato uno sport da maschi, non è contemplata. Fare coming out per un calciatore comporterebbe grandi problematiche, non personali, ma di rapporti con il pubblico e gli sponsor. Ci vorrà ancora qualche anno prima di superare il problema, che colpisce tantissimi calciatori. Ho avuto dei compagni di squadra che erano omosessuali. L’ho capito, non me l’avevano detto. All’interno dello spogliatoio non c’erano problemi. Erano i tifosi, le persone fuori, il problema”. “C’è anche una questione di sponsor, ma è il rapporto con i tifosi il problema principale”.

Cabrini ha poi ricordato quanto accaduto nel 1982, quando nel ritiro della nazionale i fotografi paparazzarono Antonio e l’indimenticato Paolo Rossi insieme in camera, con un giornalista che diede vita ad un outing che fece il giro del mondo. “Questo fa capire come non c’era la capacità di capire le problematiche nel mondo del calcio, come non fosse assolutamente accettato, come non è accettato ancora oggi“.

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