Si è spento nella notte all’età di 64 anni il leggendario Paolo Rossi, attaccante della nazionale campione del mondo nel 1982. Capocannoniere di quel torneo, vinse poi il Pallone d’Oro, oltre a 2 Scudetti, una Coppa delle Coppe, una Coppa dei Campioni, una Supercoppa europea, una Coppa Italia. Padre di tre figli innamoratissimo della moglie Federica Cappelletti, uomo gentile e ottimo opinionista Rai, “Pablito” Rossi ha segnato un’intera generazione, facendo sognare l’Italia intera con quei sei goal al mondiale spagnolo, tre dei quali contro il mitico Brasile, due in semifinale alla Polonia, uno in finale alla Germania. Segnava sempre lui.
Eppure l’avventura mondiale di quella nazionale trainata da Enzo Bearzot prese vita tra le polemiche, con un duro silenzio stampa voluto dall’intera squadra contro la stampa. Il motivo? Un giornalista, in modo del tutto ironico, fece allusioni su una presunta relazione tra Antonio Cabrini e Paolo Rossi, che all’epoca dormivano nella stessa stanza, in ritiro. Era il 1982, apriti cielo.
Nel 2012 lo stesso Cabrini, via su RTL 102.5, ricordò quanto avvenne: “Ogni mattina sotto la nostra finestra parlavano i giornalisti, perche’ c’era la conferenza stampa. Quella mattina io e Paolo eravamo alla finestra, ci eravamo appena svegliati quindi non eravamo dei fior fiori, con gli occhi addormentati. A quel punto il giornalista Pea fece una battuta, ma era molto ironica e spiritosa e disse – chi di due fa la femmina? – e Paolo disse, essendo meno bellino “Antonio fa la muchacha, io faccio il maschio”. Lui scrisse queste 5 righe sul giornale per fare una parentesi diversa dalle solite interviste sportive e questo scatenò lo scandalo, ma più che altro sulla stampa internazionale. Ma c’erano già delle grosse problematiche con la stampa, una critica violenta, questa fu la goccia che fece traboccare il vaso, l’episodio che degenerò il tutto”.
Oggi Mario Sconcerti, per ricordare Paolo Rossi dalle pagine del Corriere della Sera, ha voluto sottolineare la grandezza di Pablito partendo proprio da quell’episodio, che fece davvero il giro del Globo. “Non si arrabbiò nemmeno quando in tutto il mondo le agenzia di stampa rimbalzarono la storia che lui e Cabrini erano fidanzati, nel senso vero del termine”, scrive Sconcerti. “Erano in camera insieme ai mondiali e amici di sempre. Un giornalista italiano scrisse che nell’ora di libertà Rossi e Cabrini stavano sul balcone mano nella mano come due fidanzatini. Era una battuta innocente, ma non esiste l’innocenza nella comunicazione di un mondiale. Il giorno dopo, quando andammo a prendere il Brasile all’aeroporto di Barcellona, la prima cosa che disse Socrates fu: «Ma è vero che Rossi e Cabrini sono maricones?». Cioè gay. Lui la prese così poco sul serio che venticinque anni dopo, al suo matrimonio, sulla collina, nel villaggio sopra Bucine, al tavolo con Cabrini, mi raccontò ridendo che a Vigo si erano messi paura: avevano avuto lo stesso fungo su parti opposte del torace, come se uno l’avesse attaccato all’altro. Ridemmo molto e continuammo a bere”.
Paolo Rossi si fece una ricca risata, da uomo intelligente qual è sempre stato, per poi sottolineare, sempre nel 2012, come “l’omosessualità sia molto diffusa non solo nel calcio, ma nonostante un passo avanti rispetto a 20, 30 anni fa quando giocavamo noi, i gay si guardano comunque con occhio diverso, ancora oggi siamo indietro così come sul discorso del razzismo. Ci vuole un po’ di tempo, siamo ancora indietro su questo, c’e’ ancora poca cultura”. Era il 2012. Otto anni dopo, è tristemente cambiato poco.
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