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Madre non biologica potrà accudire il figlio: un diritto sempre negato alle coppie gay

L’Inps ha dovuto concedere il diritto negato alla donna, come stabilito dai giudici.

madre non biologica
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E’ la prima volta che succede in Italia. La madre non biologica ha ottenuto la riduzione degli orari di lavoro dall’Inps, avendo un bambino sotto l’anno di età. Un diritto riconosciuto a tutte le coppie con neonati, ma solo di sesso opposto. Per questo motivo, l’Inps aveva inizialmente rifiutato la domanda della donna, unita civilmente con la sua compagna. La coppia lesbica è dovuto ricorrere ancora una volta al tribunale di Milano, e ottenere così i “permessi per l’allattamento“, come vengono chiamati. Si tratta di due ore al giorno pagate al 100% che la madre (o il padre) trascorre a casa con il bambino.

La copia si è sposata a Copenaghen 4 anni fa, e da sei mesi cresce un bambino, avuto da una delle due donne tramite inseminazione artificiale. Il piccolo risulta avere due mamme, come confermano i documenti ufficiali presenti all’ufficio Anagrafe del comune di Milano, dove la coppia risiede.

Il ricorso al tribunale dopo il rifiuto dell’Inps alla madre non biologica

Come racconta Sara al Corriere.it, la moglie è libera professionista e prolungare la sua assenza sarebbe stato molto dannoso per i suoi affari. Sara, invece, aveva la possibilità di usufruire di questi permessi, superati i 3 mesi di allattamento al seno per il neonato. Un permesso rifiutato dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, poiché sposata con un’altra donna. L’ente si è giustificato così: “la domanda per l’allattamento della madre non partoriente non può essere accolta in quanto al momento la normativa non prevede tale diritto“.

E’ per questo che Sara si è rivolta al Tribunale di Milano, seguita dagli avvocati di Rete Lenford. E i giudici le hanno dato ragione, non guardando il sesso dei componenti della coppia, bensì il benessere del bambino.

È un importante passo avanti per la tutela della genitorialità e una decisione che mette al centro il primario interesse delle bambine e dei bambini ad avere pieno accudimento da parte di entrambi i genitori, specie nei primi mesi di vita. Il passo successivo è il riconoscimento degli assegni familiari e del congedo parentale anche alle coppie dello stesso sesso, che finora l’Inps ha negato. 

Queste le parole soddisfatte degli avvocati che hanno seguito il caso, Giovanni Mascheretti, Valentina Pontillo ed Emiliano Ganzarolli. Questa è solo una delle tante battaglie che le associazioni stanno cercando di vincere, e questa prima sentenza potrebbe essere l’apripista di molte altre, quante sono le famiglie omogenitoriali in Italia. Coe già annunciato dai legali, altri due importanti punti su cui si dovrà ora impegnarsi sono il riconoscimento del congedo parentale e gli assegni familiari per le coppie gay.

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