Quasi la metà dei Paesi del Mondo impedisce attivamente alle persone LGBT di combattere per l’uguaglianza.
A dimostrarlo un nuovo rapporto dell’OutRight Action International, intitolato The Global State of LGBTI Organizing: The Right to Register, che ha confermato come 85 dei 194 Paesi del Mondo non consentano la formazione di un movimento LGBT, di fatto ostacolato sin dalla nascita.
“La storia dimostra che i progressi sui diritti LGBTIQ sono diventati realtà attraverso l’attivismo e la visibilità”, ha affermato Maria Sjodin, Vice Direttore Esecutivo di OutRight Action International. “Quando gli Stati sopprimono le organizzazioni LGBTIQ, stanno davvero cercando di impedire alle persone LGBTIQ di ottenere diritti umani fondamentali e uguaglianza”.
Negli ultimi anni si è registrata un’impennata delle repressioni sulle persone LGBTQ, in particolare in Egitto, Indonesia, Tanzania e Russia. La relazione di OutRight evidenzia come sia più difficile incontrare i funzionari governativi, senza la possibilità di avere un registro riguardante le organizzazioni LGBTQ del Paese. Costringere i gruppi LGBTQ a operare di nascosto, inoltre, impedisce loro l’attivismo pubblico e impedisce loro di fare pressioni per il cambiamento. Il report ha poi smascherato molti governi, che spesso negano la registrazione alle associazioni LGBT sulla base di convinzioni religiose o morali. In alcuni casi estremi, le autorità hanno etichettato i gruppi LGBTQ come una minaccia alla sicurezza nazionale.
Questo rapporto arriva pochi giorni dopo la retata della polizia russa ha arrestato 30 attivisti LGBTQ a San Pietroburgo, perché colpevoli di aver organizzato un Pride non autorizzato.
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