Paolo Sassi è il gestore del Leccomilano, che in pochi anni è divenuto uno dei punti di riferimento della vita lgbt di Porta Venezia, e di altri locali appartenenti al “Rainbow District”, l’associazione di alcuni locali in questo quartiere che ha dato vita al cosiddetto quartiere gay di Milano.
Con lui parliamo della situazione dei locali LGBTQ nell’era COVID e soprattutto della cosiddetta movida, questo termine così anni ’80 che in queste ore viene utilizzato (in modo dispregiativo) per gli assembramenti di ragazzi che un po’ in ogni città tornano ad uscire dopo mesi di lock down, con indubbie criticità nella gestione dell’emergenza.
Lo scorso week end, come in altre parti d’Italia, qui in Porta Venezia si è riversata molta gente ed è partito il tam tam mediatico. Che ne pensi?
Che era del tutto prevedibile che dopo mesi di lockdown, con i locali aperti, in una delle zone normalmente più frequentate di Milano sarebbe arrivata molta gente.
E proprio per questo sia il Lecco che il Mono, hanno scelto restare chiusi, pur rispettando la scelta di altri locali, comprensibilissima, di provare ad aprire. Abbiamo voluto evitare le strumentalizzazioni che poi sono infatti arrivate: essere additati come “quelli che” provocano “assembramento” con tanto di gogna mediatica e social.
Il mio locale non aprirà finchè non saremo messi in condizioni di farlo davvero in sicurezza e con regole certe, e senza il rischio di multe per interpretazioni soggettive di norme vaghe.
Proprio poche ore fa la notizia che il sindaco Sala ha deciso di vietare l’asporto di bevande alcooliche dopo le 19. Che ne pensi?
Io sono molto contento che Sala abbia vietato l’asporto di alcoolici dopo le 19 perchè così si ribadisce il concetto che se c’è folla per la strada è una questione di ordine pubblico che deve gestire la pubblica sicurezza, non un gestore di locale cui si demanda il rispetto delle regole in una situazione potenzialmente esplosiva per la salute pubblica. Credo che la volontà del sindaco faccia chiarezza.
Sarebbe stato meglio però chiudere anche gli alimentari che in Porta Venezia chiudono a mezzanotte e che vendono anche alcoolici. Potrebbe finire che la gente si compra bottiglie di birra e vodka e le beve per strada.
La movida sta davvero mettendo a rischio l’uscita dall’emergenza COVID?
Io non so se la movida sta davvero mettendo a rischio l’uscita dall’emergenza COVID, so che di sicuro c’è bisogno di un capro espiatorio e la “movida” è un perfetto colpevole da additare all’opinione pubblica.
Quello che succede fuori dai locali del resto avviene anche fuori dalle chiese o altre situazioni.
Come potrebbe essere migliorata la situazione?
Facendo chiarezza, e vietare l’asporto dopo una certa ora va in questa direzione. E’ un concetto troppo ambiguo, in teoria la gente dovrebbe comprare nel locale e poi andare a consumare a casa, ma noi come facciamo a controllare? li seguiamo? è ovvio che poi la gente beve per la strada. Anche se nelle foto che girano sui social si vede che pochi in realtà hanno un bicchiere: se dopo mesi di lockdown la gente ha voglia di incontrarsi non può essere certo colpa dei locali.
Secondo noi bisognerebbe lavorare solo su prenotazioni, con slot prestabiliti di 45′ o un’ora, dopodichè liberare il tavolo per il turno successivo, magari pedonalizzando e allargando i plateatici. In questo modo forse potremmo anche stare a galla, e mantenere i posti di lavoro.
Quindi non aprirete?
No, sia noi che il Mono abbiamo deciso di non aprire per ora, anche per non offrire sponde ad accuse che potrebbero dipingerci come “untori” o “causa di degrado” o “speculatori” e riverberarsi sul quartiere LGBT di Milano come è il Rainbow District, un’esperienza importante e in un certo senso rappresentativa.
Appunto, il Rainbow District: questa esperienza, forse unica in Italia, di quartiere lgbtq, rischia di sparire per l’emergenza Covid?
Certo che no: abbiamo seminato per 7 anni e costruito un rapporto rispettoso con l’amministrazione e di confronto con tutte le realtà coinvolte, realizzando cose importanti.
Certamente è un momento duro, ma lo supereremo, anche perchè ripeto, è un’esperienza importante che non riguarda solo il servire cocktail.
Quello che va fatto capire anche ai vari comitati che protestano per la presenza di molta gente, è che la cosiddetta movida in realtà tiene lontane situazioni potenzialmente molto più pericolose che solo pochi anni fa, prima della presenza dei locali, erano la norma in queste strade. Parlo di spaccio, risse, scippi che ora restano confinati qualche centinaio di metri più in là ai bastioni, dove non ho visto mai nessuno però intervenire.
La presenza di ragazzi pacifici, luce, movimento, locali aiuta quest’area a non essere colonizzata dal degrado, al contrario di ciò che a volte si vorrebbe far passare.
Il Covid ci impone sicuramente di abituarci a dei cambiamenti, ma prima o poi la normalità tornerà. E comunque niente può sostituire la voglia di stare insieme delle persone e di farlo in modo positivo, gioioso e rispettoso com’è sempre stato qui in via Lecco.
Foto: Instagram Paolo Sassi
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