Dopo la delusione per il rinvio dell’attesissima sentenza della Corte Costituzionale sui matrimoni tra persone dello stesso sesso, adesso tornano in campo le diverse ipotesi su cosa potrebbe succedere il 12 aprile, giorno in cui dovrebbero esprimersi i 15 membri della Corte presieduti da Francesco Amirante, ma il Giornale di Feltri punta tutto sul "no".
Secondo il quotidiano, che cita fonti interne a Palazzo della Consulta, la Corte sarebbe orientata a non accogliere il ricorso delle coppie. Ma, stando sempre al Giornale, il punto vero sarebbe la motivazione del rigetto.
Infatti, se i giudici dichiarassero "inammissibile" il ricorso, equivarrebbe a dire che non è la Consulta l’organo preposto ad esprimersi sulla questione, ma il Parlamento. Una porta, in questo caso, rimarrebbe aperta, rimandando la discussione alle due Camere.
Se invece, la Corte Costituzionale rigettasse per "infondatezza", la sentenza sosterrebbe che l’articolo 29 della Costituzione, quello a cui più degli altri si appellano i ricorrenti, contempla già il matirmonio come unione tra un uomo e una donna, escludendo quella tra due persone dello stesso sesso. Questo significherebbe che per istituire i matrimoni gay bisognerebbe fare una riforma della Costituzione, percorso particolarmente impervio e complicato, almeno in questo momento.
A fare la differenza, potrebbero essere le posizioni di alcuni giudici, 3 o 4 giudici definiti dal Giornale di Feltri come "cattolici di sinistra", perché, sostiene la testata, il resto dell’assise sarebbe più vicina all’opposizione che non allam aggioranza. Affermazione di un certo peso, considerato che si parla di un organo chiamato ad esprimersi, specialmente in questa circostanza, sul rispetto della Carta Costituzionale al quale si richiede, quindi, equilibrio ed equidistanza.
Dal Comitato "Sì, lo voglio", invece, prospettano tre possibili scenari, compreso, naturalmente, l’accoglimento. Se la Corte Costituzinale accogliesse il ricorso delle coppie lgbt, sceglierebbe di esprimersi nel merito, dichiarando incostituzionali le norme del Codice Civile "la cui interpretazione sistematica impedisce alla coppie formate da persone dello stesso sesso di contrarre matrimonio". Inutile sottolineare che si tratta dell’ipotesi migliore ed allora si potrebbe parlare davvero di rivoluzione per la comunità lgbt italiana.
Gli altri due possibili esiti, non possono che essere quelli prospettati dal Giornale, semplicemente perché tecnicamente non può essere diversamente.
Certo è che se i giudici decidono di tenere conto anche delle richieste dell’avvocatura dello Stato, rappresentata in questo caso da Gabriella Palmieri, l’ipotesi dell’infondatezza non trova riscontro. L’avvocato Palmieri, infatti, durante l’udienza di martedì scorso, ha dichiarato che sui matrimoni tra persone dello stesso sesso, la competenza "è del legislatore" e non della Consulta, chiamando in causa il Parlamento e puntando all’inammissibilità.
Insomma, ad oggi tutte le possibilità sembrano avere le stesse possibilità di diventare realtà e trasformarsi in una sentenza della Consulta che potrebbe, in ogni caso, segnare un passaggio decisivo nella lotta per l’affermazione dell’ugiaglianza e della parità dei diritti.
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