Una donna di 29 anni, nata nel corpo di un uomo e residente in Lombardia, è stata riconosciuta come tale dal Tribunale Civile di Pavia anche senza aver subito un intervento chirurgico.
Una volta valutato il percorso psicologico da lei intrapreso, i giudici hanno autorizzato l’emissione di nuovi documenti che non solo esibiranno il nome da lei scelto ma contrarranno anche la definizione ‘femmina’ di fianco alla voce ‘sesso’.
Sei anni fa, all’età di 23 anni, la ragazza aveva intrapreso il percorso per la transizione, andando incontro a tutte quelle terapie ormonali necessarie ai fini dell’intervento chirurgico, per poi doverlo interrompere a causa delle proprie precarie condizioni fisiche. La sua battaglia non si è però arenata, come riportato da La Stampa, portando la 29enne ad una sentenza favorevole.
Fin da piccola, si legge nella sentenza, la donna aveva sia “i tratti tipici dell’identità femminile sia un’incapacità emotiva ad identificarsi in ruoli maschili, sfociata in gravi disagi e sofferenze”. Un’identificazione nel sesso opposto, cioè quello femminile, a cui la donna ha sempre saputo di appartenere, fino all’agognato riconoscimento ufficiale di queste ultime ore.
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