“Stamattina, mentre ero per strada, ho sentito un irrefrenabile prurito sullo scroto. Non erano piattole, ma la ricrescita dei peli rasati l’altro giorno. Adoro rasarmi lo scroto. E su peli, depilazioni ed epilazioni, croce e delizia di noi gay, potresti scrivere uno dei tuoi pungenti (è il caso di dirlo) articoli”.
Il generosissimo amico che mi ha scritto mi ha dato modo di riflettere su un tema classico del nostro esser finocchi. Escludendo per questa volta gli stimoli sessuali provenienti dalle folte capigliature come dai crani rasati, concentriamoci sui peli corporei, vero e proprio topos dell’erotismo, nel bene e nel male.
Cerette e creme depilatorie, quando non sistemi più radicali, hanno infatti contraddistinto da sempre l’avversione di molti gay per il pelo. Spese folli e sofferenze ancor maggiori indicano che tante zone del corpo piacciono ancor di più se sprovviste del caratteristico tratto distintivo maschile. Ecco allora sparire tutta la vegetazione dalla schiena e dalle spalle, dal sedere e dalla pancia, dal petto e dall’interno delle cosce, ma anche dalle zone più intime e perfino da braccia e gambe, che finiscono allora per somigliare a quelle di un pennuto spennato pronto a volare in forno.
Personalmente non trovo belli gli eccessi, forestali o desertici che siano. Perfino certi atleti, velocisti e nuotatori trovo che non siano il massimo quando eliminano tutto con la scusa di contrastare l’attrito. Eppure toccare e sfiorare la pelle liscia con le mani o con l’apparato orofaringeo rivela sorprese paraeterosessuali e un piacere quasi morboso.
Di altro avviso sono invece i fanatici del pelo
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Di altro avviso sono invece i fanatici del pelo: omosessuali fieri che non spesso pretendono (o non cercano) un partner orso ma semplicemente un maschio con tutti i suoi segni particolari, ciuffetti inclusi. Ad alcuni piace affondare la testa tra le cosce dell’amante sentendosi avviluppati da una selva di setole scure, altri ancora non considerano un uomo tale se non ha il torace villoso ancor prima che tonico.
I gusti, come sempre, sono gusti ed è inutile stare a sindacare.
La soluzione più sorprendente per uscire da certi vicoli ciechi, come sempre, mi viene offerta dalla vita, signora bislacca che mette sul mio cammino persone che sciolgono ogni riserva sulla libertà individuale. Nella fattispecie, ossia chiedendomi quale sia il senso della virilità finocchia, se col pelo o senza, vale su tutti l’incontro con una ragazza che sta diventando uomo.
Una persona di carattere, molto simpatica e perfino affascinante che, non a caso, viene scambiata spesso per un gay e pare che ai gay piaccia non poco.
L’aria da maschietto ma con qualcosa di delicato, una barbetta diffusa molto carina e tracce non lievi di peluria sul corpo: per uno che deve aver sofferto abbastanza per acquisire fattezze maschili, nato in un corpo di femmina che non sentiva suo, deve essere una beffa parlare di depilazione.
Ho notato poi, mentre sollevava una manica per grattarsi la spalla, qualcosa che non pochi miei amichetti avrebbero già estirpato e l’ho provocato per vedere le sue reazioni.
«Immagino che non ti depili», gli ho chiesto. Mi ha risposto sorridendo: «Certo che no», ma poi ha confessato, lasciandomi di stucco, «Anche se, a dirla tutta, i peli dalla schiena li tolgo. Lì non mi sono mai piaciuti». Appunto.
Flavio Mazzini, trentenne, giornalista, ha deciso di prostituirsi con uomini per raccontare le proprie esperienze nel libro Quanti padri di famiglia (Castelvecchi, 2005). Dal 1° gennaio 2006 tiene su Gay.it la rubrica Sesso.
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di Flavio Mazzini
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