“Ho firmato l’atto di matrimonio – già celebrato negli Stati Uniti – fra Massimo e Steve”. Così il sindaco di Pisa Marco Filippeschi (Pd) ha annunciato sui suoi profili social di avere trascritto oggi il primo matrimonio egualitario contratto all’estero. Già dallo scorso ottobre, il primo cittadini pisano aveva annunciato la disponibilità della sua giunta a trascrivere i matrimoni same-sex. “Di fronte alla richiesta di iscrizione nel registro di Stato civile del Comune di Pisa di un matrimonio omosessuale contratto all’estero sceglierei di procedere” aveva dichiarato allora Marco Filippeschi . E ora che la richiesta è arrivata, il sindaco ha mantenuto la parola data trascrivendo l’atto di matrimonio.
“Penso che sia giusto stimolare il parlamento e il governo a fare una legge sulle coppie dello stesso sesso – ha dichiarato Filippeschi a Gay.it .Renzi ne ha parlato anche ieri mettendola nell’agenda delle cose importanti. E lo è”. “I sindaci hanno la responsabilità di spingere, in questo senso – ha continuato il primo cittadino -. Il nostro è un atto di volontà, in una città come Pisa che già nel 1997 istituì il primo registro delle unioni civili”. “Proseguiamo una tradizione di impegno civile – ha concluso – che ci spinge ad affiancare città come Roma e Milano, stando dalla parte di chi vuole che si affermino i diritti civili disattesi, secondo modelli già adoperati a altri paesi. Vedo, sappiamo, che è un’esigenza molto sentita che come sindaci non possiamo ignorare”.
Filippeschi ha fatto sapere di avere preventivamente avvisato la prefettura “per correttezza”. Dal palazzo, però, per ora nessuna reazione sebbene al primo cittadino sia stato ricordato che “c’è una circolare ministeriale”. Il riferimento è, com’è noto alla circolare firmata dal ministro Alfano con cui si impone la cancellazione delle trascrizioni. La città toscana si aggiunge a molte altre che in questi mesi hanno iniziato a trascrivere i matrimoni same-sex contratti all’estero, scelta che tutti i sindaci hanno mantenuto anche dopo l’emanazione della circolare del ministro dell’Interno. In molte città, i prefetti hanno agito di forza, cancellando d’ufficio gli atti, ma la guerra sui diritti civili non si è fermata qui. Sulla questione sono stati chiamati ad esprimersi alcuni tribunali. La Procura di Udine, per prima, ha risposto ad una richiesta di intervento di Rete Lenford, che assisteva una coppia che aveva fatto ricorso dopo la cancellazione, dando ragione all’associazione di avvocati lgbt sull’irregolarità della circolare stessa. Ma a Milano, Roma, Livorno e Bologna i tribunali sono stati chiamati in causa con denunce per abuso d’ufficio a carico delle amministrazioni locali. Milano ha già archiviato il caso. Adesso si aspettano le decisioni di Roma, Bologna e Livorno.
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