La polizia russa ha fatto irruzione sul set del nuovo video delle Pussy Riot, perché a loro dire propagandava l’omosessualità.
Il collettivo punk rock russo, femminista, da sempre in prima linea nel contrastare Vladimir Putin, era in studio per registrare il videl del nuovo singolo, “Rage“, ma la polizia di San Pietroburgo ha staccato la corrente dello studio della Lenifilm dove erano in corso le riprese. Il testo del singolo, secondo le autorità russe, violerebbe la legge sulla ‘propaganda gay, con le Pussy Riot accusate di voler dar vita ad un video ‘illegale’.
Sul set c’erano circa 150 comparse, attivisti LGBT. Un portavoce del collettivo ha detto a Dazed: “Avevamo un contratto per la location, abbiamo pagato tutto. Ma non è servito a niente, perché il compito della polizia era impedire le riprese del nostro video. La polizia politica russa ha ordinato allo studio dove stavamo girando, la Lenfilm, di tagliare l’elettricità in tutto l’edificio. Quando abbiamo noleggiato un generatore elettrico, la polizia, che ha circondato l’edificio, non ci ha permesso di far entrare il generatore. Successivamente siamo stati buttati fuori dall’edificio, senza avere spiegazioni legalmente valide. Abbiamo speso, e ora perso, 15.000 dollari per la produzione del video“.
Il gruppo ha pubblicato un frammento del video su Twitter, in cui è possibile vedere il raid della polizia.
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Today, 9th of February 2020, St Petersburg, the Russian police broke into the location where Pussy Riot were filming a video for our next single “БЕСИТ / RAGE”. We were accused of “GAY PROPAGANDA” & “EXTREMISM”.
150 activists, mostly female & queer, took part in the shoot pic.twitter.com/KI7OvnGwPI
— (@pussyrrriot) February 10, 2020