Ecco cosa si rischia a passare troppo tempo in chat, si finisce per conoscerne tutti gli iscritti come i propri compagni di classe. E tra quelli con cui sei stato, quelli che con te non ci verrebbero anche se li minacciassi con delle faide famigliari e quelli con i quali, per incompatibilità di gusti, non ci usciresti neppure se da questo dipendesse l’abolizione nel mondo della pena di morte arrivi ad allargare gli orizzonti della tua ricerca ben oltre la tua città (perché uno sarebbe anche disposto a farsela qualche ora di Frecciarossa se ne valesse la pena), fino a spingerti al di là dei patri confini tanto, nella cultura della globalizzazione "che ci vuole ad arrivare a New York? Sono solo 8 ore di aereo!".
Stimolato quindi dalla mia prossima vacanza oltre oceano e dal fatto che in TV non fanno una mazza, sabato sera mi butto a frugare tra i profili della grande mela. La cosa che mi colpisce è che le loro schede sono dei veri e propri memoriali: "cosa voglio", "da dove vengo", "dove vado", come se stessero nell’ufficio del personale di una banca invece che su una più prosaica piazza del mercato cercando di accaparrarsi il pezzo di carne migliore, sgomitando tra mille altre massaie inferocite.
Inoltre la maggior parte di loro, visto mai qualcosa venisse lasciata all’immaginazione, a piè di autobiografia aggiunge altri cenni fondamentali, cifre e abbreviazioni per lo più a me sconosciute: Fist, Bulge, Master, Leather, Spandex, Rubber, Bare, Cum, Dildo, POZ, Jocks, Poppers, High, 420, BB, Roleplay, Bi, Married, G-String, Facials, Frottage, FF, Anal, Breed, Speedos, Joickstrap e E=mc2. Insomma ce n’è abbastanza per far eccitare la fervida fantasia di Dan Brown per l’edizione de "Il Codice de’ Froci".
Da quello che mi diceva un amico americano, però, tanta abbondanza di dettagli è dovuta all’insofferenza congenita nei newyorkesi nel perdere tempo. Quindi: informazioni chiare subito evitano delusioni e imbarazzi successivi.
Ma fra questi, c’è uno status che ricorre con più frequenza rispetto a tutti gli altri ed è la richiesta di incontrare solo "straight acting". Al quale seguono un numero imprecisato, ma non inferiore a 30, di punti esclamativi. Un appello accorato che suona più o meno come: "non mi importa se hai un maniglione antipanico tra le gambe, se sei più ricco di Donald Trump e se conosci a memoria tutte le massime di Confucio in cinese senza sbagliare neppure un tono, quello che voglio e che conta è la garanzia che ti presenti all’appuntamento maschio come un operaio appena tornato sulla terra ferma dopo un turno di 6 mesi su una piattaforma petrolifera sperduta in qualche oceano". Un’attitudine che noi in Italia traduciamo nei nostri profili da chat con "insospettabile". Aggettivo che personalmente mi lascia piuttosto perplesso avendolo sempre sentito attribuire a mostri infanticidi come Olindo e Rosa.
Per capire quindi la mia idoneità alla richiesta cerco e trovo su internet un test che promette di rivelare la percentuale di "staightness" in un gay.
In effetti non mi sembra proprio un testo elaborato dal dipartimento di psicologia comportamentale del quartier generale della CIA a Quantico dato che alcune domande chiedono banalmente se preferisci i fiori come regalo, se hai mai comprato accessori femminili e se ti depili le sopracciglia (SI, SI, SI) ma con l’abnegazione di un reporter votato alla ricerca della verità rispondo a tutto ottenendo come risultato un bel 7: sei molto effeminato (il massimo è 8, punteggio che ti fa accedere direttamente alla sala chirurgica per la riattribuzione sessuale).
Non che la cosa mi interessi particolarmente dato che trovo ridicola questa mitizzazione del similetero e già uno che si pone questi limiti per me è erotico come un mattone di fango, ma la cosa che mi colpisce è quanto per molti apparire eterosessuale, quindi "normale", sia un valore mosso da una spasmodica necessità d’essere accettati, alla ricerca ossessiva della mascolinità (non virilità che è altra cosa) che a me sembra patetica se non al limite del comico. Una triste resa all’eterocentrismo che premia l’omologazione ad uno standard noioso e offensivo tanto più se si pensa che tutto questo teatrino viene messo in piedi al fine di uno spesso misero rimorchio.
Che il dio dei gay mi fulmini se voglio sembrare il papà di "Casa Keaton" che a fine puntata doveva fare la morale tutta stelle e strisce sui valori e i buoni sentimenti ma è un così grande spreco di energie cercare di scimmiottare Charlton Eston quando in noi alberga invece una spumeggiante Carmen Miranda, e penso davvero che sarebbe molto meglio darsi da fare per cercare di essere semplicemente noi stessi, aderendo il più possibile a quel che siamo veramente accettando e valorizzando ciò che ci rende unici, anche se lontani dallo standard. Certo, io parlo per me ma trovo che in una persona non ci sia nulla di più sexy e attraente che mostrare sicurezza per quello che è anche se questo significa sentirsi più comodi nel sedersi avviluppando due volte una gamba intorno all’altra o avere una spiccata propensione a gesticolare con le mani tanto da essere notati anche da un satellite geostazionario.
di Insy Loan ad alcuni meglio noto come Alessandro Michetti
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