UNAIDS è il rapporto annuale dell’ONU riguardante l’HIV e l’AIDS a livello globale. Sono arrivati martedì i risultati riguardanti l’anno 2018, e se ci sono dei punti molto positivi, ce ne sono altrettanti di negativi e preoccupanti. Infatti, nell’arco di 10 anni, le morti legati all’HIV e all’AIDS sono diminuite del 33%, attestandosi nel 2017 a 770.00 casi. Otto anni fa, le morti erano state 1,2 milioni. A livello globale, il rapporto UNAIDS segnala che in tutto sono 37,8 milioni le persone sieropositive, e di questi son 23,3 milioni ad aver accesso alle cure. Quindi, il 61% può controllare l’infezione e condurre una vita tranquilla rispetto ai decenni passati.
A questo, come preannunciato, corrisponde però una nota negativa. Le campagne di sensibilizzazione, di informazione e prevenzione, così come i fondi, sono diminuite drasticamente, segnando uno stallo negli sforzi per combattere le nuove infezioni. Si aggiunge poi l’emarginazione e la mancanza dei servizi sanitari. E questo dato preoccupa anche l’Europa, dove si è segnalato appunto un aumento di infezioni.
UNAIDS: aumenti preoccupanti per le nuove infezioni
Il dato più negativo arriva dall’Africa (orientale e meridionale), anche se le morti sono diminuite. Non è lo stesso in Europa orientale, Medio Oriente e Nord Africa. Nel nostro continente, le morti sono aumentato del 5%, negli altri due del 9%. Brutto dato anche dalle infezioni: In Europa orientale e in Asia centrale i casi di HIV sono aumentati del 29%.
Secondo Gunilla Carlsson, direttrice dell’UNAIDS, i casi sono in aumento a causa dell’inefficienza degli Stati. Oltre alla malattia, spiega la direttrice, ci si dovrebbe concentrare sulle persone, informando la società dei rischi a cui vanno incontro dando poca attenzione alla prevenzione. Occorre un approccio diverso, quindi, per investire in modo intelligente e adeguato e una diversa attenzione nei confronti delle persone sieropositive. Questo però non è possibile senza degli investimenti, che invece di aumentare stanno diminuendo. Nel 2018 sono stati di 19 miliardi di dollari gli investimenti, ma entro il 2020 si è stimato un investimento molto più grande che si aggira attorno ai 26 miliardi. Mancano quindi all’appello ben 7 miliardi di dollari.
UNAIDS ha anche indicato i gruppi più a rischio, che nella maggior parte non hanno accesso alle cure. Come si sa già, il gruppo è composto da prostitute e gigolò, rapporti omosessuali non protetti, tossicodipendenti, prigionieri e persone transgender.