Sport da macho o sport inclusivo? Nonostante i tanti miglioramenti anche il rugby deve proseguire sulla strada della lotta all’omofobia.
Il mondo del rugby risponde in massa all’omofobia. Dopo le parole del campione australiano Israel Folau, si sono moltiplicate la squadre, i tifosi e i giocatori che ne hanno preso le distanze.
Se i rivali neozelandesi degli All Blacks hanno bollato le sue parole come “disgustose”, qualcuno ha pensato di spedire a Folau la foto di un bacio tra due uomini su un campo da rugby. A scambiarsi la tenera effusione Simon Dunn e il fidanzato, giocatori dei Kings Cross Steelers, squadra inclusiva di Londra.
Il gesto ha portato a Dunn tanti insulti quanti apprezzamenti. Per l’ex atleta di Bob questo dimostra quanto è importante la visibilità per le persone LGBT. “Sfortunatamente il mondo dello sport è ancora un posto in cui baciare il mio fidanzato dopo una vittoria è visto come un atto di sfida o ribellione – ha spiegato Dunn al magazine GT – È un ambiente in cui i commenti omofobici possono essere difesi come se fossero una normale opinione e questo è davvero preoccupante”.
“Ho dedicato tutta la mia vita allo sport – ha proseguito l’ex bobbista australiano – E come atleta orgogliosamente omosessuale continuerò a fare ciò che ritengo naturale e spero di rompere qualche stereotipo in questo percorso”.
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