San Marino ha votato nella notte il testo sulle Unioni Civili, che ora sono legge dello stato.
Una vittoria preannunciata per la comunità LGBT+ sanmarinese, che però ha segnato un grande e importante passo in avanti per il piccolo stato della penisola italiana. La votazione della legge di iniziativa popolare è avvenuta la notte tra il 15 e il 16 novembre da parte del Consiglio Grande e Generale della Repubblica di San Marino, dopo che il testo è tornato in aula per la discussione finale prima del voto.
Ma San Marino presenta delle incongruenze. Non c’è una legge che regolamenti la pratica dell’aborto, che è tutt’ora vietata, e l’omosessualità è stata decriminalizzata solo nel 2004. Ora, invece, approvano un’ottima legge sulle unioni civili, migliore anche di quella italiana e molto simile a quelle degli altri paesi europei. Questa, si aggiunge a una norma del 1986 che prevede l’adozione anche per i single (non concessa in Italia se non in casi eccezionali) e ora legalizza le unioni sia per le coppie omosessuali che etero. Come accaduto in Italia, sembra che saranno i tribunali a sancire il riconoscimento dei figli, non essendo presente una norma a riguardo nella legge.
Proposta di modifica anche dell’articolo 4
Durante i lavori del Consiglio, Davide Forcellini del Movimento Rete ha esposto ai colleghi anche una seconda proposta di legge: la modifica dell’articolo 4. A San Marino, come in Italia, nella Costituzione è indicato che ogni cittadino è uguale davanti la legge. E’ scritto infatti: “Tutti sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di condizioni personali, economiche, sociali, politiche e religiose“. La proposta prevede di integrare alla frase anche l’orientamento sessuale.
Accolta positivamente dalla maggioranza, la norma potrebbe essere calendarizzata già nei prossimi mesi. Se tutto andasse come previsto, San Marino sarebbe il secondo stato al mondo a inserire l’orientamento sessuale come carattere non discriminatorio nella Costituzione. Il primo è stato il Sud Africa, per volere di Nelson Mandela.
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