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Save The Children: le discriminazioni maggiori sono in base all’orientamento sessuale

Con l’88% l’omosessualità è la prima causa di discriminazione, secondo gli studenti.

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Oggi è la Giornata internazionale contro le discriminazioni. E un buon modo per celebrarla, è condividendo i dati di un sondaggio condotto da Save The Children, riguardante appunto le discriminazioni in un campione di 2.000 ragazzi tra i 14 e i 22 anni nelle scuole. E i risultati sono pessimi: 3 ragazzi su 5 sono emarginati, derisi e discriminati dai propri compagni. Essere omosessuali, di colore, appartenere alla comunità Rom o essere obesi sono le discriminazioni più diffuse. E proprio l’orientamento sessuale è al primo posto. 

Del campione intervistato, il 61% ha affermato di essere stata vittima di bullismo. Tra questi, il 19% è stato emarginato dal gruppo, il 17% ha invece affermato di essere stato diffamato con la diffusione di voci maligne, il 16% è stato deriso e l’1% è stato vittima di pestaggi e furti e minacce di vario genere. 

Per Save The Children, il 16% discriminato per essere omosessuale

Secondo l’associazione di Save The Children, il sondaggio conferma che quasi il 90% degli intervistati è stato testimone di discriminazioni e atti di bullismo. Su questi, un 16% ha affermato che la discriminazione era per il proprio orientamento sessuale. L’obesità si attesta anch’essa alla stessa percentuale. Poco più in basso, al 9%, le discriminazioni riguardano il colore della pelle. A mezzo punto di distanza (8,5%), influivano i problemi economici (estrema povertà) e al 7% le discriminazioni erano causate da una disabilità. Il 45% dei casi è successo a scuola, il 30% è avvenuto per strada e un buon 21% tramite i social.

I ragazzi intervistati hanno poi fatto una lista delle maggiori discriminazioni. I dati sono più o meno gli stessi. Al primo posto c’è appunto l’omosessualità, per l’88 per cento degli studenti. All’85% ci sono le persone di origine rom e gli individui grassi, poi le persone di colore all’82 per cento. Al 76% ci sono le persone di religione islamica, i poveri al 71%, le persone con disabilità e di origine araba al 67%. Concludono le persone di origine asiatica e di religione ebraica  al 53%.

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