Nuovi casi di Aids: nella comunità omosessuale italiana, ma in generale in Europa e Nord America, si registra un incremento significativo e preoccupante, nonostante i successi delle nuove terapie farmacologiche nel contenimento del decorso infettivo da HIV. Questo inquietante fenomeno rischia di mettere in discussione gli incoraggianti risultati sul regresso dell’epidemia ottenuti finora con le campagne di prevenzione e con la capillare opera di sensibilizzazione per merito di LILA, Arcigay e Ministero della Sanità. Il nuovo allarme si chiama Bareback, fenomeno pericolosamente esplosivo. Anche in Italia, putroppo, il Bareback sta prepotentemente entrando nelle abitudini sessuali di una parte dei gay, in special modo di chi è dedito alle pratiche SadoMaso più estreme. Cercheremo, scevri da ipocrisie e moralismi, di capirci qualcosa.
Il fenomeno del "Bareback Sex" è nato negli USA nella seconda metà degli anni Novanta, soprattutto negli ambienti dei Newsgroup per incontri di sesso gay. In alcuni network statunitensi e canadesi comparvero i primi timidi anonimi annunci postati da semplici "user" o da "gruppi" di utenti telematici per incontri di "group sex" senza alcuna protezione, da cui il nome Bareback, ovvero cavalcare a pelo (o senza sella), nello stile di cavalcata proprio degli indiani d’America, e noto per la sua pericolosità.
Recentemente, il colosso americano Yahoo! ha deciso di oscurare gran parte di questi club. Ma sono tutti puntualmente ‘rinati’ dopo la, pare, inutile soppressione, e ad oggi se ne contano almeno un centinaio. La polemica si è accesa anche all’interno della comunità gay, con raccolte di firme digitali, petizioni, e boicottaggio del servizio. Il veicolo comunicativo adottato, peraltro, era già allora ideale per quel genere di richiesta particolarmente "clandestina", esecrata dall’opinione pubblica e condannata dal comune pensare gay. Il Newsgroup funge da enorme bacheca d’annunci Internet, garantisce l’anonimato, richiede solo un indirizzo e-mail fruibile anonimamente presso qualsiasi portale (Yahoo!, ma anche Lycos, Altavista, fino ai nostrani Libero, Virgilio ed Arianna).
Crusing, dark room, saune: prima degli anni Ottanta, quello che oggi si chiama Bareback era sesso senza protezione praticato da un gran numero di persone nonostante esistessero malattie a trasmissione sessuali seppur non mortali come la gonorrea, lo scolo, la sifilide e i condilomi. A quel tempo, il preservativo in un rapporto sessuale voleva dire, parafrasando Verdone: famolo strano!
Ma la situazione dall’inizio degli anni ’80 mutò radicalmente: quella che era una libera scelta (quanto rara) di salvaguardia verso se stessi, ovvero usare il preservativo, divenne una necessità irrinunciabile di fronte al numero crescente in scala esponenziale di casi di AIDS. Fino ad arrivare all’epidemia devastante. Quella che qualche religioso dotato d’insensato cinismo chiama la giusta peste del terzo millennio (https://www.godhatesfags.com/main/index.html è il sito Internet di una di queste farneticanti chiese che fanno dell’odio della diversità una ragione di vita), ha profondamente cambiato il nostro modo di interagire, instillandoci, complice anche la scarsa informazione iniziale, paure e timori preconcetti, ma mutando comunque in maniera radicale il nostro modo di scopare.
Perché oggi risorge un vecchio modo di fare sesso, dunque? Si tratta di una "rivincita del sesso come ai vecchi tempi"? I Barebackers propugnano la tesi della libera scelta, ma il fenomeno è molto più complesso e non deve essere ridotto a frasi retoriche. Almeno agli inizi del fenomeno, i Barebackers erano coloro che, una volta contratto l’HIV, pensavano erroneamente di non avere nulla da perdere, e avevano riabbracciato quel modo ritenuto più libero e appagante di fare del sesso tra adulti consenzienti, solennizzandolo con una definizione. Un fenomeno quindi, pensato "per" e "tra" sieropositivi.
Le cause dell’emergere di questo fenomeno vanno dunque ricercate anche in un problema, quantomai attuale, di mancata integrazione, esclusione sociale: chi ha contratto l’HIV senza conclamare la malattia si sente posto ai margini dalla società ancora terrorizzata dallo spettro dell’AIDS. Doppiamente puniti in quanto ritenuti "senza futuro", i sieropositivi venivano e vengono ancora allontanati negli approcci più innocenti, figuriamoci nel far sesso. Risultato: alcuni sieropositivi in buona salute, allo scopo di non rinunciare alla loro vita sessuale e per non risultare marginalizzati, tacevano la loro condizione omettendo di avvertire i partner del potenziale rischio e contribuendo quindi a estendere l’epidemia. Altri, drammaticamente, diffondevano la malattia per ritorsione contro il mondo, rivalsa per una condizione di malattia non accettata. Le associazioni omosessuali tedesche, e il circuito commerciale che le sostiene, hanno iniziato in tutta la Germania una iniziativa volta a non "tagliare fuori" i sieropositivi dalla vita sociale: locandine da appendere che vengono offerte a tutti i gestori di locali gay, e che recitano la scritta "HIV + WELCOME". Un bell’esempio di civiltà e un imperativo per non emarginare altri membri della nostra comunità, chi è stato o sfortunato o imprudente.
Ma se il Bareback è stato concepito come lo strumento attraverso cui i sieropositivi riuscivano a trovare per così dire un soddisfacente riscatto alla propria condizione di emarginati, a complicare le cose ci si è messo il business. Negli USA, paese spesso ostaggio dell’anche troppo libero mercato, qualcuno ha pensato bene di guadagnarci, e anche tanto. Fu così che i party spontanei organizzati nelle camere dei Motel che fanno poche domande, sono stati sostituiti da eventi pianificati ad inviti presso locali che sono appositamente nati per questo genere di sesso senza paracadute: fenomeni rituali, organizzati, e soprattutto pubblicizzati. Dove? Ma nei siti Internet di Bareback organizzati negli USA, affiancati poi dai Webring cancellati e poi resuscitati. Questi siti, nati come l’esperimento di Barebackers che costruivano le proprie home page, sono diventati veri e propri portali entro i quali organizzare party, scambiarsi dati, esperienze, raccontare storie, e mettere on line il proprio profilo allo scopo di favorire gli incontri. Uno dei portali più utilizzati anche perché tra i pochi rimasti esenti da forme di pagamento o membership conta a tutt’oggi circa ventimila profili di Barebackers diffusi nei cinque continenti, con un drappello di una trentina di italiani. Cifra tutt’altro che irrilevante: se si poteva ritenere assolutamente marginale nel nostro paese il fenomeno del Bareback nel recente passato, come peraltro sostenuto anche da Sergio Lo Giudice presidente nazionale di Arcigay in una recente intervista, oggi appare evidente come un certo humus favorevole allo sviluppo di una "moda" di tal genere è presente e va tenuto presente.
Tanto più che il fenomeno del bareback riguarda sempre più anche i sieronegativi. E per spiegare questa ‘novità’ è necessario indagare anche in un’altra direzione. Gli sviluppi della medicina e della lotta contro il virus per trovare una terapia vincente, ha dato ottimi risultati allungando l’aspettativa di vita media di una persona che contrae l’HIV. Se nel 1983 l’aspettativa di vita media era di 2-3 anni al massimo, nel 2001 è divenuta di anche 15-25 anni, come ha dichiarato recentemente la dottoressa Anna de Santi dell’Istituto Superiore di Sanità (clicca qui per l’articolo). Con risultati paradossali: le nuove generazioni, i 18enni del Duemila, abbassano la guardia, come se contrarre l’HIV non fosse ancora un evento devastante ed una malattia a tutt’oggi incurabile, ma solo un incidente di percorso al quale però presto si troverà un rimedio.
Ma è su Internet che si gioca la pericolosa partita: senza questo potente strumento non sarebbe stato possibile propagandare la pratica del Bareback alla ricerca di nuovi locali, di nuovi adepti, di nuove opportunità di sviluppo. E non ci sarebbe stato l’interesse per un business spregevole come quello che attualmente ruota attorno al Bareback, che dai siti auto celebrativi, è passato ai portali che offrono servizi gratuiti come l’hosting dei profili utenti, un servizio (gratuito?) di escorting (Gigolo? Marchette?) ma anche la vendita on line di un catalogo e di video. A proposito di video: i pornoattori contagiati dal virus e quindi non più proponibili (chi si appresta a girare un film di tal genere deve presentare un certificato medico che attesti la sieronegatività e le case di produzione più serie ripetono gli esami pochi giorni prima di iniziare le riprese), sono riutilizzati dal business creando il fenomeno del Bareback sex video, settore in continua ascesa, con contenuti altamente pornografici di "unsafe sex": eiaculazioni non protette e look molto aggressivi con tatuaggi e piercing. Il colossale successo di queste produzioni fa leva proprio sul pericoloso assunto che quello che non si fa, piace comunque vederlo fare agli altri. (1.continua)
di Luca Valeriani
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