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Sincronetti d’Italia: “Basta tabù legati agli stereotipi, sogniamo le Olimpiadi”

Parlano Giorgio Minisini e Nicoló Ogliari, i due atleti azzurri del nuoto sincronizzato, sport dal Comitato Olimpico ancora considerato unicamente per donne.

Sincronetti d'Italia: "Basta tabù legati agli stereotipi, sogniamo le Olimpiadi" - Giorgio Minisini - Gay.it
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Alle ultime Olimpiadi di Tokyo il nuoto sincronizzato con i ragazzi in acqua non si è visto, perché se in Italia e a livello internazionale anche gli uomini possono gareggiare, il CIO non ha ancora dato il via libera ai “sincronetti”. LaRepubblica ha intervistato i nostri campioni di categoria, ovvero Giorgio Minisini, 25enne che in nazionale fa coppia con Lucrezia Ruggiero, e il 23enne Nicoló Ogliari, in acqua in coppia con Federica Sala.

“Tradizionalmente è tutto un mondo femminile”, confessa Ogliari. “Ci sono ancora molti tabù in questi sport legati agli stereotipi”. Conferme dirette anche da parte di Minisini: “Non è stato tutto facile nel fare questo sport. Da bambini è stato bello, perché i bambini hanno una mente aperta. Crescendo mi sono reso conto che c’è ancora voglia di conservare le tradizioni, che vanno contro il nuoto sincronizzato maschile o il calcio femminile. Le persone hanno iniziato a dubitare di quello che facevo ma anche di quello che ero, perché per qualche motivo la gente pensa che se fai uno sport fatto da tante ragazze tu sei omosessuale. La cosa un po’ mi è pesata”, ha confessato Minisini, un oro e tre argenti mondiali in coppia nonché campione italiano nell’esercizio individuale.

“Da quando ho messo la testa sotto l’acqua e sono andato a testa in giù ho detto, “questo è il mio sport!”, ha continuato Ogliari. “Il gesto atletico è unito alla musica. Ci vuole armonia, flessibilità, unisce l’aspetto estetico all’aspetto atletico. Dobbiamo far vedere che siamo perfetti. Questa continua ricerca della perfezione è stressante. Un uomo in questo sport può portare la forza, mentre nella squadra questa differenza di genere non si nota”.

“Nel nostro sport non c’è differenza oggettiva di genere tra uomo e donna”, ha confermato Minisini. “Non c’è un sesso più facilitato dell’altro. Lo sport può veicolare un messaggio di parità, di uguali possibilità e di egual valore”. Entrambi, giustamente, si considerano dei “pionieri”, almeno in Italia. Ma non è stato facile. “Ho preso insulti, minacce, risate, per fare nuoto sincronizzato che nessuno ti calcola se non ottieni medaglie mondiali e olimpiche, spesso ho pensato chi me lo facesse fare”, ha continuato Minisini, attualmente al lavoro in vista degli europei di Roma. “Alle Olimpiadi non c’è ancora una rappresentativa maschile, speriamo di fare qualche passettino in avanti. Per Parigi è difficile. Il CIO vuole metà atleti e metà atleti donne. Questo significa che gli sport prettamente femminili non possono essere toccati perché fungono da riserva per le atlete femminili”. Minisini e Agliardi puntano così alle Olimpiadi di Los Angeles 2028. “Ma deve essere il CIO a muoversi”.

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