Far conoscere la cultura LGBT, la sua storia. Portarla alla portata di tutti, anche a coloro che non parteciperebbero mai a un gay pride o che non sosterrebbero mai apertamente il matrimonio tra persone dello stesso sesso. E’ questo il senso della “Spectrosynthesis II – Exposure of Tolerance: LGBTQ in Southeast Asia“, la più grande mostra queer dell’Asia. Fino a marzo 2020, questa mostra sarà presente a Bangkok e sarà aperta a tutti. Un modo per far conoscere la comunità e la sua cultura, mostrando che le persone LGBT non sono dei deviati, anormali o che l’amore tra due uomini o due donne non ha ragione a essere considerato come contro natura.
Questa mostra è stata organizzata dalla Sunpride Foundation, che dal 2014 (anno in cui è stata fondata) si impegna nel mostrare “la ricca e creativa storia della comunità LGBTQ“. In realtà, la mostra è alla sua seconda edizione, dopo il successo di Spectrosynthesis I, organizzata nel 2017 a Taipei (Taiwan).
La cultura LGBT attraverso l’arte asiatica
La mostra è stata allestita presso il Bangkok Art and Culture Centre, e presenta le opere di 60 artisti di origine cinese, indiana e in generale dal sud-est asiatico. Sono fotografie di coppie LGBT, dipinti e opere astratte. Gran parte degli artisti sono membri della comunità, e proprio per questo motivo si riconoscono e possono identificare il problema, ovvero la mancanza dei diritti civili.
Difatti, la Thailandia non ha ancora legalizzato né le unioni civili né il matrimonio egualitario. Nonostante questo, è una meta molto amata dal turismo LGBT, fattore che ha contribuito lo sviluppo di un’apertura da parte della società thailandese. E se le effusioni in pubblico sono vietate per legge sia per le coppie gay che per quelle etero, la mostra può essere un modo per far ripartire la discussione sui i diritti civili.
Il curatore della mostra, Chatvichai Promadhattavedi, ha affermato:
Ancora più importante, è che il dialogo riguarda la libertà che l’arte offre: l’espressione delle lotte individuali per il riconoscimento e la normalizzazione di genere; le battaglie combattute per i diritti umani; ottenere il rispetto tra coetanei.
Intanto, si respira già una possibile aria di libertà e di uguaglianza, proprio grazie alla depenalizzazione dell’omosessualità in India e alla legalizzazione dei matrimoni gay a Taiwan.
Perché una mostra d’arte per la comunità?
Ma perché organizzare una mostra d’arte per far conoscere l’omosessualità e la cultura LGBT? Perché è un modo per raggiungere più persone possibili.
“L’arte è meno conflittuale, forse è più appetibile per il pubblico generale che potrebbe non andare a una marcia dell’orgoglio o sostenere l’uguaglianza del matrimonio“, spiega Patrick Sun, fondatore della Sunpride Foundation di Hong Kong. “Questo è il motivo per cui è in una galleria aperta a tutti, perché vogliamo che il grande pubblico venga a vedere l’arte, a pensarci, a parlarne e forse a cambiare idea“.
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