SUL SET DI UN PORNO

Risvegli hard, triangoli all’aperto, grandi ammucchiate in piscina, ma soprattutto tante risate per i giovanissimi attori.

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3 min. di lettura

Avrei terminato con il curioso rapporto descritto nei pezzi della scorsa settimana e di quella precedente, se non fosse che il puledrino desideroso di sesso forte mi rivelò anche una sua divertente ed eccitante esperienza come attore porno, ovviamente in un film gay:

«Quando vivevo in Argentina una produzione inglese mi contattò perché aveva notato delle mie foto su un sito. Mi chiesero se mi sarebbe interessato partecipare a un film porno: una produzione vera, non amatoriale, regolarmente retribuita. Ci ho pensato un po’ e ho deciso di accettare. Per i soldi, ma anche perché sono una persona curiosa e perché il sesso mi piace.

Per me è stata una botta di fortuna inaspettata, considerando che ero senza esperienza, un dilettante, e per cinque giorni di lavoro, mi sarei messo in tasca circa 1200 euro. In Italia non mi hanno mai proposto più di 400 euro a film, tanto che ho sempre preferito rifiutare. Pare che in questo paese non si creda abbastanza nel mercato del porno gay.

Per tornare all’esperienza argentina, mi chiesero prima di inviare altre foto e poi mi pagarono il viaggio fino a Buenos Aires. Dovevamo parlare di persona e fare delle foto professionali. L’attesa non durò molto e presto cominciammo a girare. Le riprese durarono cinque giorni. Il regista era inglese, come tutta la produzione. Avevano deciso di girare da noi perché tutto costava meno, specialmente dopo la grave crisi abbattutasi sul Paese, ma al tempo stesso non si notavano le differenze con l’Europa, anche per quel che riguarda la fisicità degli attori. Mi dicevano che mi avevano preso perché sembravo il tipico ragazzo mediterraneo, italiano o spagnolo.

Eravamo nove ragazzi in tutto e lavoravamo a turno, in modo che, mentre alcuni giravano una scena, gli altri si potevano riposare. Rimanevamo a disposizione tutto il giorno, anche se il lavoro vero e proprio era davvero poco. Però avevamo ricevuto delle istruzioni dettagliatissime: non dovevamo fare sesso tra di noi quando non eravamo sul set.

Non avremmo dovuto nemmeno fare sesso nei giorni che precedevano le riprese…

Continua in seconda pagina^d

Non avremmo dovuto nemmeno fare sesso nei giorni che precedevano le riprese, ma nonostante tutte le raccomandazioni io trasgredii, perché in quel momento avevo un fidanzato. Gli avevo raccontato tutto, perché volevo che accettasse questa mia decisione, cosa che è stata. Era un rapporto più di amicizia che tra fidanzati, però provavamo anche una forte attrazione reciproca, perché lui era molto più grande di me.

Sul set la prima scena che ho girato è stata quella di un ragazzo lasciato da solo in campagna dai genitori. Si vede lui che parla al telefono con la madre che lo raccomanda di non fare casino, di accudire gli animali, ecc. Poi lui si addormenta e allora arrivo io, che comincio a toccarlo. Lui non si sveglia e io comincio a prenderglielo in bocca.

Lui fa finta di non svegliarsi, poi a un certo punto si gira e comincia a fare sesso con foga, fino a penetrarmi. Io ero stato preso proprio per il ruolo del passivo, visto che l’altro era più grande di me. Poi si avvicina un altro che fino a quel momento si era limitato a guardarci da dietro gli alberi. Solita scena, direi, e finale con sesso a tre.

Ho girato anche una scena di gruppo e l’orgia finale: nove ragazzi in piscina che prima prendono il sole, mentre uno, che dice di non essere gay, pulisce la piscina. Ci baciamo in tre, poi arriva uno con la pistola ad acqua, ci bagna e ci buttiamo tutti in acqua. Quando usciamo, ci cominciamo ad asciugare, eccitandoci. Fino a che non ci vede quello che pulisce e finalmente si aggiunge, seguito poi dagli altri.

Hanno girato con più telecamere e ci davano delle indicazioni dei rumori che dovevamo fare, anche se poi hanno tolto l’audio. Giravano di filato, cercando di non interrompere l’eccitazione, tranne quando ci capitava di mettere la mano davanti, coprendo il pene.

Gli attori erano tutti coetanei, tra i 19 e i 23 anni, quelli apparentemente più piccoli e delicati facevano i passivi e gli altri un po’ più virili erano attivi. In tutto sono stato penetrato una volta nella prima scena, due nella seconda e ancora altre due nell’orgia finale. Un totale di cinque volte. Qualcuno mi ha anche succhiato ma non sono andato oltre come attivo. Quando mi scopavano provavo qualcosa, anche perché erano ben dotati. Però a me piacciono decisamente più grandi e non ero mai davvero eccitato. Per fortuna ci avevano fatto prendere il Viagra.

È stata però un’esperienza molto divertente: quello che si vede nel film è molto eccitante ma quando giravamo abbiamo riso in continuazione. La troupe aveva molta esperienza e riusciva a non farci sentire a disagio. Erano molto professionali e discreti, però, quando ci veniva da ridere fino a doverci fermare, qualcuno ci urlava: “Ragazzi, è un film. Dovete far finta di essere eccitati!”».

Flavio Mazzini, trentacinquenne giornalista, è autore di Quanti padri di famiglia (Castelvecchi, 2005), reportage sulla prostituzione maschile vista “dall’interno”, e di E adesso chi lo dice a mamma? (Castelvecchi, 2006), sul coming out e sull’universo familiare di gay, lesbiche e trans.
Dal 1° gennaio 2006 tiene su Gay.it la rubrica Sesso.

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di Flavio Mazzini

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