È l’artista finlandese più famoso e influente del XX secolo. Il peso delle sue opere sulla cultura gay – e non solo sulla sottocultura leather – è finalmente riconosciuto anche dai musei e ora un nuovo libro riporta l’attenzione sulla sua vita e sul suo lavoro di illustratore. Stiamo parlando di Touko Laaksonen, meglio noto come Tom of Finland (1920-1991).
Il centenario dalla sua nascita che ricorre proprio in questo assurdo 2020 diventa occasione di riscoperta della sua parabola artistica e di quell’iconica rappresentazione di una sessualità sicura di sé che ha dato impulsi decisivi ai movimenti gay internazionali dagli anni ‘60 in poi. “Tom Of Finland, Made in Germany”, pubblicato in edizione bilingue inglese-tedesco, include circa 150 illustrazioni e testi approfonditi di Juerg Judin, Pay Matthis Karstens, Kati Mustola e Alice Delage, conversazioni con Durk Dehner e Michael P. Hartleben e un facsimile del diario di viaggio tedesco dell’artista del 1955. Inoltre affronta in modo sintetico e scorrevole il mondo del disegnatore mostrando come sia più variegato e complesso di quanto possa sembrare a prima vista.
Tom of Finland: uomo, artista, visionario
Touko Valio Laaksonen, questo il suo nome completo, nacque l’8 maggio 1920 a Kaarina, una piccola città nel sud-ovest della Finlandia. All’età di 19 anni si trasferì nella capitale Helsinki per studiare pubblicità, poi sua professione fino all’inizio degli anni ’70. Le esperienze vissute da Touko come ufficiale dell’esercito durante la seconda guerra mondiale influirono sulla sua alchimia creativa, esacerbando in lui una passione feticista per le uniformi, avulsa da qualsivoglia valenza politica ma connessa costituzionalmente al suo senso estetico: le prediligeva semplicemente perché “Un uomo completamente vestito è più erotico di uno nudo”, come racconta il film Tom of Finland del regista Dome Karukoski.
La prima illustrazione di Tom of Finland apparve sulla copertina di Physique Pictorial nel 1957. Vedeva la presenza di due boscaioli tronfi e gaudenti, di cui quello in primo piano mezzo nudo. L’editore di quella rivista era il fotografo Bob Mizer che, entusiasmato dalle illustrazioni di Touko, decise di soprannominarlo “Tom of Finland”, nome più adatto a un artista.
“Tom of Finland carica nuovamente di erotismo il modello estetico maschile che dall’Ottocento fino al Nazismo era stato depurato dalle sue connotazioni omoerotiche. I classici emblemi della virilità, il taglialegna, il marinaio, il poliziotto, il motociclista, vengono defunzionalizzati e caricati di un altissimo voltaggio erotico. Questo processo di erotizzazione e mascolinizzazione giunge ad un livello tale da rendere tali stereotipi virili delle parodie”. Così spiega il saggio “Il Nudo maschile nella fotografia e nella moda” (Odoya Edizioni, 2019) del giovane autore Leonardo Iuffrida.
Il Tom’s Bar
Contrariamente a quello che potremmo immaginare, l’ascesa di Tom of Finland non ha avuto luogo né nella sua nativa Finlandia né negli USA. È stata invece la città di Amburgo, e l’amicizia con i principali esponenti della scena gay locale nei primi anni ‘70, a rendere possibile la sua prima mostra. Il leggendario murale “Tom’s Bar”, dedicatogli, è tuttora visibile. Le commissioni regolari per progettare poster e annunci per eventi gay ad Amburgo gli hanno permesso di avviare la sua carriera artistica dopo aver lasciato il suo lavoro quotidiano come dirigente pubblicitario e hanno portato alla creazione della più vasta collezione privata di suoi disegni fino a oggi.
Iper-sessualità tra arte e omoerotismo
La rappresentazione iper-sessualizzata degli stereotipi virili per Tom of Finland non è soltanto uno statement controculturale. Né un facile accesso alla pornografia d’artista, ma è un escamotage colto ed esplosivo per aggirare la censura. La sua tavolozza predilige il bianco e nero e la cifra della sua arte risiede nella dominazione. Quella fisica tra i soggetti ritratti e quella metaforica dell’occhio dell’osservatore, letteralmente soggiogato dalla visione di corpi ipertrofici e membri enormi.
Usando varie tecniche ci ha lasciato quasi 3500 lavori, di cui i più famosi sono quelli a matita o inchiostro e penna. Di recente però si sta scoprendo che la sua opera completa presenta aspetti non ancora pienamente valutati: la fotografia, i moodboard, gli schizzi preliminari. Il mondo sembra aver iniziato a riconoscere la valenza dei suoi lavori solo di recente. Due mostre in Europa, ad esempio, per celebrare il centenario della nascita. A Londra “Love & Liberation”, di cui in rete c’è una presentazione video condotta da Durk Dehner, suo compagno, co-fondatore e presidente della Tom of Finland Foundation. A Tallin presso il centro museale Fotografiska: “The Darkroom”. Le poste finlandesi gli hanno dedicato un’emissione di francobolli e a teatro è andato in scena un musical con il suo nome. Il merchandising sul sito tomoffinlandstore.com spazia dai sex toys al tessile da casa, dalla vodka a caffè, al profumo, alle carte da gioco, ai preservativi ecc.
Un processo che certifica la caratura internazionale di un artista per troppo tempo confinato solo nelle pagine della letteratura omosessuale contemporanea, e che oggi aggiunge un altro tassello con la pubblicazione di “Tom of Finland, Made in Germany”, Skira Editore.
Edizione bilingue (inglese-tedesco) | 24.3 × 29.5 cm, 212 pagine 150 colori e b/n, cartonato | € 32
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