La vicenda dell’intervista di Roberto Bolle alla rivista francese Numéro Homme in cui dichiarava la sua omosessualità non è finita. Per volontà, questa volta, dello stesso Bolle che in una lettera aperta inviata al settimanale Vanity Fair spiega le ragioni del suo risentimento verso i protagonisti di quella vicenda.
«Ho ispirato il mio stile di vita alla mia arte, dove occorre tacere per poter essere ascoltati – si legge sulla rivista in edicola – Ma nella vita di tutti i giorni capita spesso che la dimensione intima e riservata del silenzio venga infranta dal fracasso dello sproloquio e dal ronzio del pettegolezzo. Il mio Paese mi ha regalato gioie indimenticabili. Mi ha consentito non solo di danzare nei teatri più famosi… ma soprattutto di… farmi portavoce della danza fra la gente comune»
«Recentemente a sorpresa, le prime pagine dei quotidiani si sono occupate di me per la mia sfera privata. I resoconti erano dettagliati, a simulare una ricostruzione della mia vita di persona comune, una vita che chi scriveva, e parlava, non conosce affatto. La cosa che più mi ha stupito è che della mia privacy si è "impossessato" proprio chi ogni giorno si professa tutore sensibile e attento dei diritti dell’uomo in quanto Persona.
Il riferimento è chiaro. Bolle chiama in causa il presidente di Arcigay Aurelio Mancuso che, appresa la notizia del coming out, divulgò un comunicato stampa nel quale si complimentava col ballerino, ringraziandolo per il fatto che un personaggio pubblico del suo calibro avesse avuto il coraggio di esporsi. Immediata, sempre via comunicato, la replica dell’étoile della Scala: «La mia dichiarazione è stata completamente travisata e decontestualizzata, a causa probabilmente anche della mia non perfetta padronanza della lingua francese». Da allora, il silenzio.
Fino ad oggi, quando Bolle ha deciso di interrompere la pausa di riflessione per esporre fino in fondo quello che la vicenda gli ha lasciato.
«Dire: "È il pubblico che lo vuole" è una falsa giustificazione – continua la lettera – Perché le persone, le belle persone, non cercano questo. Cercano ciò che dà senso e valore alla propria anima e alla propria coscienza. Roberto Bolle esiste finché le luci del teatro non si spengono e cala il sipario. Fuori dal palcoscenico inizia un’altra parte della mia vita, che non desidero mettere in mostra. È uno spazio molto esiguo ma vitale, perché è la sorgente da cui attingo energie preziose, indispensabili. All’artista e all’uomo.»
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