Il 17 novembre prossimo si terranno le elezioni presidenziali in Tunisia, con Mounir Baatour che è ufficialmente diventato il primo candidato dichiaratamente gay, nonché musulmano, di sempre.
Leader del Partito liberale, Baatour è un avvocato e attivista per i diritti Lgbtq, oltre ad essere presidente di Shams, prima associazione tunisina LGBT. L’omosessualità, in Tunisia, è ancora oggi considerata illegale, con una pena che va fino a 3 anni di reclusione “per atti privati di sodomia tra adulti consenzienti”. Intervistato dall’Independent, Baatour ha motivato il perché della sua candidatura.
Ho fatto coming out vent’anni fa. Nel 2013 sono stato messo in prigione per tre mesi con l’accusa di sodomia. Non me ne vergogno. Nessuno di noi deve vergognarsi. È necessario aprire un dibattito sul tema in Tunisia. Non dico che si debba promuoverla, bensì decriminalizzarla del tutto. Gli omosessuali non fanno male a nessuno. Dovrebbero essere liberi di fare ciò che vogliono con il loro corpo. Se, come ha detto Kais Saied l’omosessualità è una malattia, allora devo chiedere perché vengono messe in carcere persone malate? Dopo molti anni nella lotta per i diritti delle minoranze, ho capito che nessuno può fare questo lavoro meglio di me. La Tunisia ha bisogno di un programma democratico che includa le differenti identità, culture, fedi e lingue di questo paese. Il nostro programma ha l’obiettivo di democratizzare il potere, rafforzare il Parlamento e dare piu’ peso alle istituzioni locali.
Youssef Chahed, presidente tunisino, ha minacciato la chiusura di Shams, associazione LGBT di Baatour, mentre il suo primo vero rivale, Kais Saied, ha più volte definito l’omosessualità una malattia. La candidatura di Mounir non ha alcuna possibilità di andare a dama, tramutandolo in nuovo presidente, ma è chiaro che un primo muro è finalmente crollato.