Tra pochi giorni, il 20 novembre, si terrà il Transgender Day Of Remembrance, giornata che dal 1999 vede la comunità LGBT commemorare le vittime dell’odio e del pregiudizio transfobico. Un 2020 tristemente doloroso, quello che stiamo vivendo, visto l’altissimo numero di persone trans uccise negli ultimi 11 mesi e mezzo. Addirittura 350, come riportato da Forbes. Lo scorso anno il totale si fermò a 331.
L’età media delle persone uccise è di 31 anni, la più giovane di 15. Un quinto (22%) delle persone transgender uccise è stato ucciso all’interno della propria abitazione. La maggior parte degli omicidi è avvenuta in Centro e Sud America, arrivando ai 287 omicidi. Come lo scorso anno, la maggior parte è avvenuta in Brasile, pari al 43% delle morti globali (ben 152 persone).
Segue il Messico con 57, mentre gli Stati Uniti hanno raggiunto un numero record, 34. Un elenco di morti terrificanti, perché spesso accompagnate da brutalità assoluta. Persone bruciate vive, soffocate, fatte a pezzi. Ma poiché molti crimini d’odio e omicidi non vengono denunciati o, soprattutto, riportati in modo corretto dai media, il numero reale di omicidi transfobici è sicuramente molto più alto.
Dal 2008, il rapporto The Trans Murder Monitoring registra gli omicidi che si verificano ogni anno. Dall’inizio del progetto, 12 anni fa, sono stati registrati 3664 decessi. Gli autori del rapporto notano come ci sia da tempo una chiara tendenza al rialzo a dir poco “allarmante”, dal 2008 al 2020.
Dietro la rappresentazione statistica di numeri e percentuali, ci sono persone che noi, come società, non siamo riusciti a proteggere.
Dall’inizio del progetto Trans Murder Monitoring , il 62% dei decessi è avvenuto nella comunità delle prostitute trans. In Europa, degli 11 omicidi registrati quest’anno la metà riguardavano migranti trans. Mentre negli Stati Uniti, il 79% hanno coinvolto donne trans di colore. Proprio le donne trans sono le più vulnerabili, coprendo il 98% degli omicidi del 2020.