«È… l’amico è… qualcosa che, più ce n’è, meglio è!» fischiettava più di vent’anni fa insieme a Caterina Caselli il leggendario Dario Baldan Bembo nella celeberrima sigla televisiva del quiz bongiornesco ‘Superflash’. E l’amicizia in tutte le sue sfumature – con tanto di riferimento a un gioco televisivo che spegheremo in coda al pezzo – è il soggetto di un’interessante commedia brillante che esce oggi nelle sale italiane, Il mio migliore amico del francese Patrice Leconte.
Regista imprevedibile, questo Leconte, che all’alba delle sessanta primavere sta vivendo un’inattesa seconda giovinezza (ha dichiarato di voler girare ancora tre film che ha ben chiari in testa e poi ritirarsi definitivamente). La sua articolata carriera comprende infatti una variegata serie di eclettici lavori che vanno dalla saga popolare Les Bronzés, una sorta di Vanzina d’Oltralpe di grande successo al botteghino ma mai arrivata da noi, a sofisticati thriller come l’intrigante Monsieur Hire e melò nostalgici come Il marito della parrucchiera con una rigogliosa Galiena o il gay decadente Il profumo d’Yvonne con un memorabile Jean-Pierre Marielle. Ma da qualche anno sembra essersi specializzato in delicate commedie borghesi che hanno incontrato, oltre al successo di cassetta, anche il favore della critica e in cui spesso si parla di amicizia virile: avevamo già apprezzato a Venezia, qualche anno fa, il malinconico L’uomo del treno sulla curiosa amicizia tra un misterioso gangster al crepuscolo e un meticoloso insegnante in pensione (la coppia col botto Rochefort-Hallyday).
Leconte torna sull’argomento con Il mio migliore amico, una storia al contempo brillante e riflessiva, incentrata sull’amicizia tra François (Daniel Auteuil), un antiquario di successo non proprio simpatico e Bruno (Dany Boon), un bonario tassista che al contrario riesce a legare proprio con tutti. Durante una cena per il suo compleanno, la risoluta Catherine, socia lesbica di François, gli fa notare che non ha alcun amico su cui far affidamento ma, visto che lui nega fermamente, gli lancia una sfida: deve presentarle entro dieci giorni il suo migliore amico. Non certo per puro sfizio, visto che in palio Catherine mette un prezioso vaso greco da duecentomila euro. François inizia così a setacciare Parigi sul taxi di Bruno a caccia di conoscenti ed ex compagni di scuola ma il panorama è desolante: tutti lo detestano. Ma vuoi vedere che proprio Bruno potrebbe diventare l’amico ideale?
«Ho pensato subito che fosse molto originale lanciare una scommessa su una cosa così poco scommettibile» spiega il regista. «E poi mi permetteva di parlare dell’amicizia e, soprattutto, della sua assenza. In fondo è come raccontare una storia d’amore». «Già dalla prima lettura ho trovato che aveva molte similitudini con la commedia italiana» sostiene il bravo Daniel Auteuil. «Si sfiora infatti continuamente il dramma umano. Si parla di solitudine ma sicuramente si ride e si sorride molto: è una commedia, però, non un film comico, nel senso che l’emozione prevale spesso».
L’attrice che interpreta la fascinosa e determinata collega lesbica…
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L’attrice che interpreta la fascinosa e determinata collega lesbica di François, la ‘femme’ Catherine, è l’intensa Julie Gayet, una delle più interessanti nuove attrici francesi, curiosamente specializzata in ruoli saffici: «Non so perché Patrice abbia pensato a me per il ruolo di Catherine» si chiede la Gayet. «Non sapeva neanche, ad esempio, che avevo interpretato ruoli di lesbiche in Perché no?, La Turbolence des Fluides e La Confusion des Genres. Quindi per me è ancora più commovente il fatto che me lo abbia proposto. La durezza nasce naturalmente dal personaggio, dal suo desiderio di esistere in un mondo di uomini, dal fatto che regge sulle sue spalle il duo che forma con il personaggio di Daniel. È d’obbligo quindi essere molto forte. Immediatamente, con Patrice, siamo stati d’accordo nel dire che non doveva giocare sulla seduzione. Dietro il suo comportamento doveva esserci soprattutto amore. Il vero amore fraterno senza ambiguità, senza seduzione. Per il resto, non mi rendo conto dell’immagine che può essere proiettata su di me. Questa durezza, lo ripeto, fa parte del ruolo ma non ho accettato questo personaggio per mostrare un’immagine differente di me stessa».
E la Gayet ha entusiasmato non poco il regista Leconte: «Ho pensato subito che sarebbe stata perfetta per Catherine, che è il personaggio più lucido de Il mio migliore amico, quello che arriva sempre un metro avanti agli altri. È molto intelligente, ma è un tipo di intelligenza che non è mai intellettuale, composta o sofisticata».
Tra le curiosità del film di cui accennavamo all’inizio, un cameo di Jean-Pierre Foucault nel ruolo di se stesso, ossia il presentatore della versione francese di Chi vuol essere milionario? in una scena chiave in cui Bruno chiede il celebre ‘aiuto da casa’ chiamando al telefono proprio François. Riuscirà in trenta secondi a dargli una risposta che potrebbe fruttargli un bel pò d’argent? La risposta l’avrete sul grande schermo, da oggi in tutta Italia.
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