Hanno finalmente squarciato il velo, in tutti i sensi. Il velo dell’abito monacale e il velo che celava una realtà ben nota ai più e sconosciuta a chi non vuol vedere: l’omosessualità nei conventi, nei monasteri. Federica e Isabel hanno 44 e 40 anni: la prima del sud Italia, la seconda del Sudamerica. Si sono unite civilmente in silenzio, il 28 settembre, a Pinerolo, provincia di Torino (LEGGI >): Gabriele Guccione di Repubblica le ha intervistate.
“Il nostro amore è nato da suore missionarie, durante un viaggio in Guinea Bissau. Insieme ci siamo trovate a lavorare al fianco dei più poveri, come è sempre avvenuto da quando, ventenni, abbiamo preso il velo. Lì abbiamo capito che al mosaico della nostra vocazione si aggiungeva una nuova tessera“, raccontano.
Ciò che le contraddistingue è l’aver avuto il coraggio di fare doppiamente coming out, come lesbiche e come suore: “Noi abbiamo sempre vissuto la nostra vita religiosa nella fedeltà. Avremmo potuto seguire un consiglio che si sente spesso dire nei conventi: vivete assieme da suore, basta non dire nulla e non dare scandalo. Una via comoda e falsa. Ce ne sono tanti di casi come questi: preti o religiose che vivono clandestinamente i loro rapporti con uomini o donne. Ma nel vangelo Gesù condanna l’ipocrisia, non gli omosessuali. E così abbiamo deciso di lasciare la vita religiosa e cominciare un cammino di libertà e di fede con serenità, senza scandalo, sotto lo sguardo misericordioso di Dio. È stata una scelta difficile, ma non infelice“.
Federica e Isabel raccontano anche la reazione delle altre suore al loro annuncio: “Noi siamo state abbandonate, espulse. Anzi, ostacolate. Ma qualcuno ci ha invece confortato. Una consorella anziana ci ha rivelato: ‘Se avessi la vostra età, uscirei anch’io‘. Una volta fuori dal convento non sapevamo a chi rivolgerci. Abbiamo scoperto attraverso internet don Franco Barbero (il prete di Pinerolo dimesso dallo stato clericale nel 2003 e divenuto famoso per le celebrazioni dei matrimoni gay,
ndr). Lui ci ha invitato a Pinerolo. E se adesso possiamo ricominciare una nuova vita lo dobbiamo anche a lui, che ci ha accolto aiutandoci a trovare una casa e sostenendoci nel trovare un lavoro“.
Di certo il conforto e la comprensione della Chiesa non è arrivato. Ma le due neo spose auspicano un futuro migliore: “Vorremmo un confronto aperto con chi ha scelto di uscire dal gregge, ma fa ancora tanta paura. La Chiesa è come un grande iceberg che lotta da secoli per mantenersi compatto, eliminando a colpi di piccone chi è scomodo e rischia di farlo scongelare. Quanti sacerdoti sono stati emarginati a causa del loro pensiero? Quante persone non possono più entrare in comunione con la Chiesa, ma non per questo con Dio, per le loro scelte personali, le condizioni familiari, o l’orientamento sessuale? Solo perché hanno deciso di vivere apertamente e senza ipocrisia? Noi abbiamo un sogno. Sogniamo l’arrivo di un vento divino, magari un poco caldo, affinché l’iceberg si lasci fondere con il resto dell’oceano“.
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