Pare che non ci saranno temi dominanti nella 57a edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia (31 agosto – 9 settembre), secondo quanto detto dal presidente Alberto Barbera; si cercherà piuttosto di seguire con occhio critico i molteplici e ramificati percorsi dell’articolato cinema contemporaneo senza trascurare né l’approccio impegnato né quello spettacolare: si potranno così vedere l’atteso thriller parascientifico con Jennifer Lopez ‘The cell’ (un killer modello Hannibal the Cannibal imprigiona le sue vittime in una cella di vetro e una psicoterapeuta riesce a entrare nella mente dell’assassino) a fianco della nuova opera dell’arduo regista lituano specializzato in silenzi contemplativi Sharunas Bartas, ‘Freedom’; Harrison Ford e Michelle Pfeiffer alle prese con visioni e fantasmi in ‘What lies beneath’ di Robert Zemeckis e il grande autore novantenne portoghese Manoel de Oliveira in concorso con l’annunciato capolavoro ‘Parola e utopia’.
L’attore più coccolato sarà Clint Easwood che ha aperto il Festival con ‘Space Cowboys’, rimpatriata spaziale per quattro ex-astronauti un po’ agé (nel cast anche il supertris Tommy Lee Jones, Donald Sutherland e James Garner) e che ha ricevuto il Leone d’Oro dalle mani di Sharon Stone – tra qualche giorno incasserà un premio alla carriera anche al Festival di Deauville; né mancherà una retrospettiva con tutti i suoi film (ricordiamo che proprio a Venezia Eastwood ricevette uno dei maggiori smacchi della sua carriera vedendo escluso dalla selezione il bellissimo ‘Gli spietati’, poi oscarizzato e acclamato ovunque).
Per il resto pioggia di star: Richard Gere, Hugh Grant, Isabelle Huppert, Harvey Keitel, Farrah Fawcett, Claudia Schiffer, Matthew Broderick, tanto per citare alla rinfusa.
Potrebbe essere anche la riscossa del cinema italiano, che si rigioca una credibilità ormai compromessa con ben quattro titoli: ‘Denti’ di Gabriele Salvatores, ossessioni onirico-grottesche del ‘dentone’ Sergio Rubini, ‘I cento passi’ di Marco Tullio Giordana sull’uccisione mafiosa di Giuseppe Impastato che abitava a cento passi, appunto, dalla casa di Tano Badalamenti; ‘Il partigiano Johnny’ di Guido Chiesa, la Resistenza ad Alba filtrata dalle parole di Beppe Fenoglio, infine ‘La lingua del santo’, commedia di Carlo Mazzacurati con Antonio Albanese e Fabrizio Bentivoglio, ladruncoli che si impossessano della lingua di S. Antonio trafugandola da una chiesa padovana.
Immancabili l’annuale Woody Allen (il comicissimo ‘Small Time Crooks’) e, sparsi in sezioni laterali, Kitano (‘Brother’), Chabrol (‘Merci pour le chocolat’), Amelio (‘Bertolucci secondo il cinema’).
Eterogeneità e omosessualità: In concorso ci sono ben tre film a tematica gay, e forse è il primo anno che si nota un’invasione così massiccia di cinema queer nella competizione (ma ricordiamo che nel quintetto dei selezionatori c’è il ‘nostro’ Fabio Bo): si inizia lunedì con ‘Before Night Falls’ di Julian Schnabel, il regista di ‘Basquiat’, autobiografia del poeta cubano gay Reinaldo Arenas fuggito a New York con Johnny Depp in versione travestita tra boa di struzzo, trucco pesante e tanta voglia di ribellione.
Mercoledì 3 settembre è in programma ‘La vierge des tueurs’ (Nostra signora degli assassini) di Barbet Schroeder, tratto dall’omonimo romanzo di Fernando Vallejo, storia del difficile amore tra un killer sedicenne e uno scrittore anziano nella colombiana Medellin invasa dai trafficanti di droga.
Due giorni dopo sbarca in Laguna ‘O fantasma’, uno dei titoli più attesi del Festival, opera prima del portoghese Joad Pedro Rodrigues catapultato a sorpresa in concorso: già si parla di sesso sadomaso gay esplicito (sodomizzazioni in tenute di lattice nero, blowjob à go-go, violenza e poco bon-ton per uno spazzino di Lisbona) nella speranza di montare ‘il caso’ a uso e servizio dei pruriti dei media – ma dopo tutto il sesso di Venezia ’99 non sarà così facile…
Spulciando il programma emergono altri titoli gay: ‘Plata Quemada’ di Marcello Pineyro, una sorta di Bonnie&Clyde omo a cui si aggiunge un terzo (etero?), ‘Jokes: Chapter 1 – Easter’, il work in progress di Gus Van Sant sul coming out di un settantenne, ‘Pie in the sky: The Brigid Berlin Story’ di Vincent e Shelly Fremont sull’attrice lesbica di Andy Warhol Brigid Berlin, ereditiera ricchissima, pigra, viziata e obesa.
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