Dopo mesi di travagliate discussioni affinché il parlamento decretasse che le persone omosessuali possono unirsi ma non avere figli in comune, le organizzatrici della manifestazione Veniamo Ovunque, che si presentano tutt* al femminile, scendono in piazza per ricordare che ben prima del riconoscimento delle unioni civili, ci sono persone che, senza diritti riconosciuti, hanno costruito e vissuto “reti d’affetto multiple, fatte di amiche, compagn@, fratelle, sorelli, bambin*, amanti e molto altro”
Il SomMovimento NazioAnale che la organizza è una rete informale di collettivi e singolarità trans femministe queer di tutta Italia, nata nel 2012 per discutere come riorganizzare la “lotta a livello transnazioAnale”. Alcuni dei collettivi che lo compongono sono il Laboratorio Smascheramenti e le Frangette Estreme di Bologna, il collettivo Vengoprima di Venezia, Sguardi sui Generis di Torino e molte altre realtà sparse, queer, trans e femministe di tutta Italia.
A Bologna Veniamo Ovunque parlerà del sessismo presente nella società e la sua impostazione etero-patriarcale, che usa i corpi delle donne per creare allarmismo sociale contro gli stranieri e militarizzare le città, con conseguente aumento di controllo e repressione di ogni tipo di dissenso, ma soprattutto strumentalizzando tali corpi per altri scopi senza la reale volontà di eliminare quel sessismo su cui la stessa società prolifica e si mantiene.
Ma cosa intenderà dire il Sommovimento con il termine NazioAnale?
A nostro avviso, l’idea racchiusa nel buffo “neologismo” è che “il culo” è l’unica cosa che unisce tutti e tutte. E siccome il loro desiderio sembrerebbe quello di unire senza distinzioni, facendo attenzione in particolare alle forzose distinzioni di genere della nostra cultura, “anale” è l’aggettivo che meglio descrive il SomMovimento; che questo sabato invita tutti e tutte alla prima manifestazione transfemminista queer lella e frocia d’Italia, con la volontà di rappresentare idee e stili di vita queer fuori dal coro.
“Ma la lotta delle donne contro la violenza maschile è da sempre autorganizzata. Femministe, migranti e froce di tutti i colori già sfilano insieme per distruggere i confini e per il transito illimitato tra i generi e i territori”
Il “transito illimitato tra i generi e i territori” è uno dei punti centrali della piattaforma che prende il nome di Dichiarazione di indipendenza della Popola delle Terre Storte e parla, appunto, di “transizione” in senso ampio, allargandone il significato e il diritto dai generi agli stati.
E ancora: contro lo sfruttamento del lavoro centrato sull’eteronormatività, dove in alcuni casi la propria diversità va nascosta e in altri sbandierata, a seconda dell’impostazione del marketing aziendale. In questi ultimi esempi “il glamour gay, lo chic lesbo, il look underground” fanno oggi aumentare i profitti delle grandi aziende multinazionali, lasciando frequentemente misera la paga e precaria la vita di chi lavora, vendendo il proprio corpo, il proprio tempo e il proprio “essere”, per gli altrui grandi interessi.
“Froce incivili, creative esaurite, camioniste fuori moda, vecchie checche senza contributi, trans* euforiche/i/u, massaie critiche, butch insolventi, puttane inflazionate, nonne ribelli, precarie messe al bando, ci siamo unit*”
Sull’onda del grido marxista “proletari di tutto il mondo unitevi”, Veniamo Ovunque rilancia con l’unione di tutte le minoranze non lineari né allineate, proponendo l’abbandono del brand della moda da parte di froce, creativi, designer, parrucchiere, stiliste e commessi, mentre alle lesbiche virtuose del fai-da-te, di maneggiare trapani, seghe e martelli per costruire spazi liberati dallo sfruttamento, e non al servizio dei colossal del Fai da te.
Il loro obiettivo? La riappropriazione dei corpi in forma collettiva e autogestita e della loro capacità di godere, creare e trasformarsi, affermando il diritto a decostruirli e ri-costruirli con “tutte le protesi fisiche e chimiche che desideriamo” reinventando “i canoni estetici, i piaceri, il concetto di salute e sovvertendo le pratiche della cura”.
Nel rifiuto della logica che divide le culture in “avanzate” e “arretrate”, in base ai “diritti” di cui godono le donne o le cosiddette “minoranze sessuali”, Veniamo Ovunque lancia l’idea di sostituire l’avanzata rettilinea che tale progresso propone al mondo intero, con “percorsi obliqui, grovigli, passi di danza, vagabondaggi”, in altre parole con percorsi innovativi, originali e di rottura che nascano dal basso.
Dichiaratamente radicali e evidentemente di sinistra, le attiviste di Veniamo Ovunque vorrebbero unire insieme numerose lotte, in un’ottica letteralmente queer, ovvero con una visione trasversale delle lotte per le minoranze, sotto la bandiera (o forse senza bandiera) del trans femminismo queer e con un punto di vista che si contrappone a quello LGBT main stream.
Il SomMovimento NazioAnale è la prima esperienza italiana di movimento LGBT queer che vuole unire la lotta per i diritti LGBT queer alle altre lotte, dei migranti e delle migranti e di tutte le minoranze che restano ai “margini” del sistema, ma non per questo ne escono svantaggiate, proponendo alla base idee alternative di relazioni, lavoro e stile di vita.
Veniamo Ovunque, questo sabato a Bologna in Piazza del Nettuno alle ore 15.
Immagine anteprima dell’articolo di Aloha Oe.
© Riproduzione Riservata