Zingaretti: attenzione alla famiglia anagrafica

Un piano contro l'omo-transfobia, patrocinio al pride e tutela per le famiglie anagrafiche: ecco gli impegni del candidato di centro sinistra alla presidenza della regione Lazio Nicola Zingaretti

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Gli impegni per la comunità lgbt li ha voluti mettere nero su bianco nel programma . Il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Lazio Nicola Zingaretti è una vecchia conoscenza del mondo gay. Da Presidente della Provincia di Roma lo ha sostenuto con finanziamenti ma non solo: già nel 2005, da capo delegazione del PSE al Parlamento Europeo, era presente nella piazza della manifestazione “Tutti in Pacs” a fianco del movimento gay a sostegno di una legge per le unioni civili. Abbiamo provato a sottoporgli qualche riflessione su questi temi.

La questione dei diritti gay è tra le più discusse in questa povera campagna elettorale. Perché?
Credo che le persone lesbiche, gay e trans siano tra quelle a cui la politica deve dare più risposte. Dietro le battaglie tra i partiti e dietro i molti tentativi di strumentalizzazione da parte di alcuni ci sono le vite e le storie di centinaia di migliaia di persone. La nostra storia, anche recente, ci insegna che l’Italia è cresciuta ed è andata avanti quando ha incluso, quando ha esteso i diritti di cittadinanza alle persone. Dalla crisi si esce anche così. E’ un insegnamento che bisogna tenere presente, perché dobbiamo è il momento di andare avanti.

Si è speso molto in iniziative per la riduzione della discriminazione da presidente della Provincia di Roma
Gli enti locali possono fare molto nella lotta contro ogni discriminazione e per migliorare la qualità della vita delle persone lesbiche, gay e trans. Abbiamo aderito a “Ready”, la Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, abbiamo sostenuto Gay Help Line e puntato sulla scuola e su percorsi educativi per gli studenti con il progetto europeo Niso, collaborato con le associazioni per iniziative culturali e sportive…

…ma il Lazio resta omofobo
Non penso ci sia un maggiore o minore coefficiente di omofobia o di discriminazione su base territoriale. Sicuramente ci sono territori dove si è fatto un lavoro maggiore e altri dove bisognerà intervenire anche per recuperare il tempo perduto. Una cosa è certa: non concentreremo le nostre azioni solo a Roma, ma vogliamo portare il nostro piano contro l’omofobia in tutto il Lazio, a Frosinone, Latina, Viterbo e Rieti. Qualche anno fa due turisti inglesi, una coppia gay in vacanza, sono stati aggrediti in un piccolo paese in provincia di Frosinone e le associazioni lgbt hanno risposto con iniziative e incontri sul territorio. Ecco, non può mobilitarsi solo la società civile, in questi casi è necessario un impegno ancora più forte delle istituzioni,

Che cosa vi impegnerete a fare?
In Regione vogliamo portare avanti un vasto piano contro omofobia e discriminazione guardando ai modelli più avanzati che ci sono in Italia, come la Toscana e la Liguria. Sosterremo la ricerca sulla discriminazione e sul mobbing e nuovi servizi di intervento. Realizzeremo progetti di informazione e comunicazione contro l’omofobia e la transfobia coinvolgendo soprattutto gli studenti delle scuole e daremo più forza alle iniziative culturali della comunità lgbt.

In Emilia-romagna si parla di un progetto di legge regionale da presentare in parlamento sul matrimonio. La regione Piemonte sembra interessata ad un percorso analogo. E in Lazio?

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Siamo convinti che il governo regionale debba fare il massimo che può nell’ambito delle sue competenze. Anche in questo caso stiamo guardando ai modelli più avanzati in Italia. Per questo, per l’erogazione dei servizi sociali verrà preso come riferimento il concetto di famiglia anagrafica, così come definita dalla legge nazionale, ossia “persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, o da vincoli affettivi”. Nessuno deve essere lasciato solo.

La spesa sanitaria è tra i capitoli più impegnativi delle Regioni. Per la prevenzione all’hiv-aids e per garantire una maggior accessibilità al test avete qualcosa in programma?
In questi anni il tema della prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale è stato spesso in secondo piano, con piccole iniziative isolate mentre serve, e vogliamo farlo, un’ampia campagna di prevenzione regionale anche attraverso specifici corsi di formazione per il personale delle Asl e degli ospedali. Il nostro modello è una sanità più efficiente e vicina alle persone, e questo vuol dire tutelare la salute e il benessere. Di tutte e tutti.

Pride a Roma. Patrocinio regionale sì o patrocinio regionale no?
Quando migliaia di persone scendono in piazza per chiedere diritti e libertà per tutti è un fatto positivo ed è la testimonianza che il nostro Paese ha voglia, in tutti i campi, di essere più vicino all’Europa. L’unica cosa che possono fare ora le istituzioni è essere coerenti mettendo da parte dubbi e paure e riconoscendo cittadinanza ai diritti della comunità lgbt. Noi porteremo avanti quello che abbiamo fatto in questi anni e daremo il nostro sostegno al Pride e agli eventi culturali legati a questo appuntamento.

A suo parere va promossa la presenza nelle istituzioni di omosessuali visibili?
Il protagonismo delle persone, della società civile e delle associazioni è molto importante e questo vale per le persone lesbiche, gay e trans che devono dare un contributo per la crescita di tutta la nostra comunità. Le differenze non possono rappresentare un problema ma devono essere sempre considerate un’occasione di crescita culturale e sociale.

La Corte di Cassazione ha ribadito il diritto delle coppie omosessuali alla “vita familiare”, un concetto che combacia pienamente con quello espresso varie volte dall’Europarlamento e confermato dalle varie Corti europee. Lei che ne pensa?
Partiamo dai dati di fatto. In questi anni l’Europa ha esteso anche alle coppie lesbiche e gay le tutele economiche e giuridiche previste per le coppie sposate. E’ un percorso compiuto, con modalità, percorsi e tempi differenti, dalla Francia, dalla Germania, dalla Gran Bretagna, dalla Spagna, dai Paesi Bassi e dai paesi scandinavi. L’Italia non può essere l’ultima su questa strada. Il centrosinistra ha preso un impegno chiaro che prevede l’approvazione di una legge che riconosce le unioni civili sul modello tedesco entro un anno dall’insediamento del nuovo governo. E’ un passo avanti importante, questa volta dobbiamo farcela e ce la faremo.

di Stefano Bolognini

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