Oggi ricorre il 18esimo anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle, a New York. Quell’11 settembre, furono 2.996 le vittime, oltre 6.000 i feriti. I responsabili del gesto dirottarono 4 aerei, che si schiantarono sulle Torri Gemelli e sul Pentagono. Il quarto velivolo non raggiunse il suo obiettivo (la Casa Bianca o il Campidoglio), grazie al coraggio dei passeggeri che si sacrificarono, facendo schiantare il mezzo su Shanksville, in Pennsylvania. A guidare la rivolta sul volo United Airlines 93 c’era Mark Bingham, imprenditore e rugbista omosessuale.
Mark Bingham, nato a Phoenix il 22 maggio 1970, si laureò nel 1993 in scienze sociali presso l’Università della California, più precisamente a Berkley. Durante questi anni, entrò anche nella squadra di rugby nel ruolo di terza linea. con passare degli anni fece carriera, diventando l’imprenditore di una società che si occupava di pubbliche relazione a San Francisco. Fondò i San Francisco Fog, la prima squadra USA di rugby aperta anche alle persone omosessuali. Espandendosi fino a New York, dopo poco fondò una seconda squadra con le sesse caratteristiche, i Gotham Knights.
La mattina dell’11 settembre per Mark Bingham
Tutti coloro che si trovavano a bordo dei 4 aerei dirottati e all’interno o nelle vicinanze dei bersagli, hanno una loro storia. Quella che vogliamo raccontarvi riguarda Mark.
Mark Bingham prese il volo United Airlines 93 alle 7:40 dall’aeroporto di Newark, in New Jersey. Quando i terroristi presero il controllo dell’aereo, chiamò la madre, informandola di quanto stava succedendo. La donna, davanti la televisione a seguire l’attacco alle Torri Gemelle, disse al figlio quanto stava succedendo a New York. Madre e figlio parlarono per l’ultima volta. Mark Bingham, assieme ad altri coraggiosi passeggeri, tentarono una disperata rivolta.
Il dirottatore Ziad Jarrah, che aveva preso il posto del comandante, prima che i passeggeri arrivassero alla cabina, decise di far schiantare l’aereo in un altro luogo, lasciando perdere il piano originario. Fissò come punto Shanksville, dove l’aereo si schianto in un campo. Nessuno sopravvisse all’impatto.
Il gesto di Bingham preso come figura contro gli stereotipi sugli omosessuali
Dopo i primi giorni concentrati sull’attentato, si iniziò ad analizzare anche le vittime. Fra questi, risaltò il nome di Bingham, visto come uno degli eroi di quel giorno, salvando la Casa Bianca o il Campidoglio dalla distruzione. In particolare, il suo nome venne associato al suo orientamento sessuale. Come già detto, Mark Bingham era gay, dichiarato, e viveva in piena libertà la sua vita. La sua figura venne presto presa contro coloro che immaginavano gli omosessuali effemminati, poco virili e mai pronti a un gesto come quello dell’imprenditore. Insomma, l’azione di Bingham fu la contrapposizione alla figura del gay stereotipato.
Kevin Thomas, editorialista del quotidiano Examiner di Denver, scrisse a riguardo:
l’uomo che sta dietro l’eroe… era estremamente mascolino e atletico, e molti colleghi e amici furono sorpresi di scoprire che era gay. Bingham ha fatto giustizia dello stereotipo gay e ha aperto la strada ad altri venuti dopo di lui.
I riconoscimenti in suo ricordo
Le due squadre che fondò, i San Francisco Fog e i Gotham Knights, decisero di aprire la International Gay Rugby Associations and Boards (IGRAB), assieme ad altre squadre friendly. L’associazione organizzò nel 2002 la Coppa del Mondo LGBT di rugby. Il toreo si intitolò Mark Kendall Bingham Memorial Tournament (Bingham Cup).
Nel 2001, a pochi giorni dall’attentato, Mark Bingham venne definito eroe, e Paul Holm, il compagno, ricevette una bandiera americana. L’anno dopo, nel 2002, ricevette (postumo) il Arthur Ashe Courage Award. Nel 2004, la cantante lesbica Melissa Etheridge gli dedicò la canzone Tuesday Morning. Infine, il suo nome è presente nel monumento delle Torri Gemelle a New York e nel luogo dello schianto.