31 anni fa, era il 25 aprile del 1990 il Comune di Bologna su iniziativa di Franco Grillini installò il primo monumento in ricordo delle vittime omosessuali del razzismo nazifascista.
Un triangolo rovesciato di marmo rosa, situato nei Giardini di Villa Cassarini. Furono infatti circa 10.000 gli omosessuali rinchiusi dopo il 1933 nei campi di concentramento del Terzo Reich, come ricorda oggi l’Arcigay. Distinti dagli altri prigionieri (ebrei, zingari, avversari politici, criminali comuni) per mezzo di un triangolo di colore rosa cucito sulla divisa, gli omosessuali furono internati nei campi dal nazismo sin dagli anni Trenta, mentre in Italia il fascismo colpì chi era tacciato del reato di “atti contro la prosecuzione della razza” con il confino e la limitazione delle libertà personali.
Quel 25 aprile del 1990, oltre a Franco Grillini, presenziarono all’inaugurazione il sindaco Renzo Imbeni, il console tedesco Manfred Steinkühler, l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), l’ANPPIA e circa trecento persone. Si trattò del secondo “omo-monumento” d’Europa dopo quello di Amsterdam, intitolato Assonanze, realizzato dall’artista Corrado Levi e dal collettivo R.O.S.P.O. di Milano. Un anno prima, dalle pagine della Repubblica, Grillini si era appellato al primo cittadino Imbeni con una lettera pubblica: “Caro Sindaco, lasciaci innalzare un monumento ai partigiani, agli omosessuali e a tutte le vittime del nazifascismo”. 31 anni fa quella richiesta divenne realtà, in ricordo di un Omocausto troppo spesso dimenticato e taciuto.