Era il 1 ottobre 1989, e la Danimarca è stata la prima nazione al mondo ad approvare una legge sulle unioni civili. La prima coppia della storia a sposarsi fu quella composta da Eigil Axgil e Axel Axgil, dopo 40 anni di relazione senza nessun riconoscimento, due pietre miliari del movimento LGBT danese. A quel tempo, la legge sulle unioni civili danesi appariva un enorme passo in avanti, e come in Italia, non consentiva la possibilità di adottare, e di sposarsi in Chiesa. Ma la Danimarca è da sempre uno dei Paesi più aperti: l’omosessualità non è reato dal 1933, nel 1948 nasce la prima associazione “LGBT Denmark”. Dal 2010, anche le coppie gay possono adottare, mentre dal 2012 le unioni civili sono state equiparate al matrimonio tra coppie eterosessuali. E non è finita qui: le coppie LGBT credenti hanno la possibilità di sposarsi in Chiesa.
Oltre a Eigil e Axel, quello stesso giorno di 30 anni fa si sposarono altre 11 coppie, che avevano atteso per anni quel momento.
La Danimarca fu un’apripista LGBT per molti altri Paesi
La Danimarca ha aperto la strada ad atri 15 Stati dell’Europa, che nel corso degli anni hanno aperto alla comunità LGBT, approvando una legge che riconosce il matrimonio. L’ultima a legalizzarlo è stata l’Austria, a inizio 2019. A questi, si aggiungono gli 11 Stati che hanno legalizzato le unioni civili, tra cui c’è anche l’Italia, a partire dal 2016. Infine, a questo numero si devono sommare anche i 12 Paesi sparsi tra America, Asia, Africa e Oceania.
Non a caso, la Danimarca si trova al quinto posto (con l’89%) nella lista dei Paesi europei ad accettare l’omosessualità. Assieme a Svezia, Olanda, Spagna, Regno Unito e tutti i Paesi del nord, centro e ovest Europa supera anche la media europea di cittadini che accettano una relazione tra coppie dello stesso sesso e che pensano che il matrimonio egualitario dovrebbe essere permesso in tutti i paesi (rispettivamente 72% e 69%).
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