È del mese scorso la notizia dell’istituzione, da parte dell’ONU, di un Osservatorio per la tutela della comunità LGBT mondiale (LEGGI >): il professore thailandese Vitit Muntarbhorn è stato individuato dalle Nazioni Unite come rappresentante incaricato di presiedere a questo organo, scelto da un comitato dei diritti umani composto da cinque membri.
La nomina però è stata boicottata duramente dall’ambasciatore egiziano Amr Ramadan, che si è rifiutato di entrare nel processo di selezione. Egli ha scritto una lettera in cui sostiene che la lotta contro la violenze e le discriminazioni anti LGBT va “contro le mie convinzioni e i valori del paese che rappresento“. Ramadan continua dicendo che la nomina va “oltre i diritti umani universalmente riconosciuti e alle libertà fondamentali“. Egli conclude dicendo che la OIC (Organizzazione della cooperazine islamica), il blocco islamico di 56 stati appartenenti all’ONU, farà di tutto per bloccare la nomina e, nel caso essa avvenga lo stesso, boicotterà il mandato e rifiuterà ogni collaborazione col rappresentante.
Questo nonostante Arabia Saudita, Qatar e UAE siano membri dello stesso comitato diritti umani (il rappresentante dell’Arabia Saudita è addirittura presidente dello stesso): si crea un vera e propria contraddizione tra il boicottaggio di un rappresentante nominato dal comitato e l’appartenenza degli stessi stati al comitato in questione.
Solo negli ultimi due anni l’ONU sembra essersi accorto della esistenza di comunità LGBT, oggetto di discriminazioni e violenze . Per anni la questione LGBT è stata semplicemente ignorata dalle Nazioni Unite e dai suoi organismi.
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Il comitato dei diritti umani dell'Onu è come il premio Strega in cui gli editori e gli scrittori giudicsno se sressi. Una farsa. Peccato che allo Strega il giudizio allo Strega sortisce un premio. Per i gsy questi Stati islamici atabi omofobi come premio hanno condanna a lavori forzati frustate e impiccagione. Nella stessa Palestina dove gli arabi parlano di diritti umani violati dagli israeliani i gay sono processati e lapidati in piazza dai parenti con l'aiuto delle forze dell'ordine