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Il Mahmood privato tra amici e famiglia, con l’amore di una vita chiamato mamma. La recensione del docufilm

Un viaggio intimo di 90 minuti per ripercorrere 30 anni di vita firmati Alessandro Mahmoud.

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Mahmood di Giorgio Testi, docufilm che arriverà poi nelle sale di tutta Italia il 17, 18, 19 ottobre e a seguire direttamente su Prime Video.
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È stato presentato in anteprima ad Alice nella Città, la sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma, Mahmood di Giorgio Testi, docufilm che arriverà poi nelle sale di tutta Italia il 17, 18, 19 ottobre e a seguire direttamente su Prime Video.

Un racconto di immagini e parole della vita di Mahmood, partendo da filmati d’epoca di un Alessandro piccolissimo, poco più che bambino, che emozionato si fa largo imitando i propri cantanti preferiti. Testi intervista i partenti più stretti di Mahmood, da zio a mamma passanddo per i cugini, mentre live dall’ultimo tour del cantante si alternano ad intermezzi animati e rivelazioni introspettive dello stesso Alessandro. Il flop di X Factor, che lo vede entrare a talent iniziato dopo la prima bocciatura per bocca di Simona Ventura ed uscire alla velocità della luce, l’incontro con Dardust, che rimane folgorato nel vederlo in tv, la tanta gavetta e l’exploit inatteso di Sanremo 2019, con successivo boom internazionale che lo porta non solo abbracciare ad il proprio primo tour estero ma arrivare anche ad un passo dallo sbancare l’Eurovision.

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Paradossalmente, proprio quell’immediata bocciatura ad X Factor gli ha dato la possibilità di costruirsi un proprio stile, una propria identità, di maturare più lentamente e intelligentemente, con i fan di Mahmood ad impreziosire un docufilm che mostra il lato meno conosciuto di Alessandro, più svagato e genuino, cazzone e alla mano, tra Taormina a casa di Carmen Consoli, Milano e la sua Orosei.

Lui i suoi malesseri non li racconta, li scrive tutti nelle canzoni. Non ho mai visto dei sintomi di malessere in lui, da bambino era sempre sorridente, li ho scoperti sentendolo cantare“, confessa mamma Anna emozionata nel ricordare il primo ascolto di Dimentica, che portò Mahmood sulla strada della sua attuale manager Paola Zukar, vero punto di svolta per il percorso artistico di Alessandro, che tutto o quasi deve a quel Sanremo Giovani che lo vide vincere sia il premio della critica che il primo premio grazie a Gioventù Bruciata, ritrovandosi come per magia tra i big dopo pochi mesi con il fenomeno Soldi.

Il difficile rapporto con il padre egiziano, che lo abbandona da piccolino, viene ricostruito attraverso le parole di Alessandro e di sua mamma, con foto e filmati anni ’90 che riportano in superficie ricordi mai del tutto dimenticati, i viaggi in famiglia tra Egitto e Atene quando Mahmood ha 8 anni appena. “Ricordo il giorno in cui papà se n’è andato via di casa, ma non ho rabbia nè rancore, non ce l’ho con nessuno, solitamente uno nella vita fa delle scelte”, confessa il cantante, per poi soffermarsi sul rapporto materno: “Credo sia la migliore mamma che mi potesse capitare“.

Testi mostra i backstage dei suoi lavori e dei suoi concerti in giro per l’Italia e l’Europa, passando da Londra a Parigi, dando forma ad una narrazione intima, fatta di momenti solitari, di bagni di folla, amici e collaboratori. Attraverso la musica il regista esplora il mondo di Alessandro, in un viaggio interiore che vede le due famiglie di Mahmood, quella scelta e quella naturale, colonne portanti della sua stessa esistenza. Dalla  nascita di Soldi, esplosa in testa ad Alessandro mentre faceva crossfit in palestra, fino ad arrivare a Brividi al fianco di Blanco, è sempre Sanremo a tenere i fili di una carriera che oramai non conosce più limiti.

A mancare completamente, purtroppo e probabilmente volutamente, è la parte più privata di Mahmood legata alla sua vita sentimentale, come se in 30 anni Alessandro non avesse mai avuto persone al proprio fianco riuscite a fargli battere il cuore, ad influire sul suo vissuto, sulla sua crescita, sulla sua scrittura, se non parenti ed amici, in un docufilm impreziosito e illuminato dal simbiotico rapporto tra il cantante e mamma Anna, sua confidente, sua spalla, sua anima,  sua co-protagonista, suo pezzo di cuore.

Grazie a questo documentario ho potuto spiegare lati del mio carattere, del mio percorso che a volte con la musica non sono facilmente esprimibili“, ha raccontato Mahmood in conferenza stampa. “Questo docufilm mi è servito per raccontare da dove sono partito fino ad oggi. Volevo far vedere il mio lato più umano, un po’ ansioso e felice, un po’ preso bene e un po’ male, invincibile e non. Volevo far vedere che non esistono sempre scappatoie per arrivare a qualche obiettivo, che la ci si fa perché c’è altro sotto. Volevo comunicare il fatto che bisogna semplicemente farsi il culo, per conquistare un obiettivo importante“.

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