Presidente Mattarella, attendiamo che la Repubblica Italiana si scusi per le parole di La Russa

Mi vergogno per aver desiderato bruciare la bandiera italiana. Lettera al Quirinale.

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sergio mattarella
sergio mattarella
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Illustre Presidente della Repubblica,

se il Presidente del Senato può umiliare cittadine e cittadini in televisione, perché noi non possiamo bruciare la bandiera? Bruciare la bandiera italiana è reato. Giustamente. Ma la seconda carica dello Stato può umiliare milioni di cittadine e cittadini. Presidente, quella italiana è o non è una repubblica democratica? Le nostre sono o non sono istituzioni democratiche?

Mi vergogno, Presidente, mi vergogno di aver desiderato di bruciare la bandiera italiana.
Questo è stato il mio istinto più recondito e indicibile questa mattina, quando ho letto che la seconda carica dello Stato ha rilasciato dichiarazioni omofobiche di disprezzo verso persone omosessuali come me.

Ignazio Benito Maria La Russa ha detto alla giornalista Rai Francesca Fagnani:
“Se mio figlio mi dicesse di essere gay? Accetterei con dispiacere la notizia. Perché credo che una persona come me, eterosessuale, voglia che il figlio gli assomigli. Ma se non succede, pazienza. Sarebbe come se fosse milanista” (fonte: TG Com)

La incontinente inadeguatezza istituzionale del Presidente del Senato non merita commenti, Presidente. Vorrei piuttosto raccontarLe questo sentimento reazionario che ha invaso il mio cuore e di cui mi vergogno. A quanto pare, questo Presidente del Senato invece di unire noi cittadine e cittadini nell’amor patrio, ce ne allontana.

Il mio pensiero, Presidente, è andato prima di tutto alle centinaia di migliaia di adolescenti, cittadine e cittadini italiani, che in questo momento stanno pensando di parlare con i propri genitori. A cui vorrebbero rivelarsi per ciò che sono. A cui vorrebbero raccontare le proprie pulsioni amorose.

In seconda battuta, Presidente, il mio pensiero è andato a quei genitori. Che vorrebbero provare a trasmettere a figlie e figli omosessuali un’orgogliosa tranquillità nell’apprendere del loro orientamento affettivo.

Quindi ho capito, Presidente, che in fondo al mio cuore ero stato ferito anch’io, cittadino italiano di 48 anni omosessuale. Ferito nel mio intimo più profondo dalla seconda carica della Repubblica in cui vivo, amo, lavoro, voto e pago le tasse.

E il mio primissimo istinto è stato quello di disconoscere questa Repubblica. E anzi insultarla, per non essere capace di rispettare noi cittadinə omosessuali. Il mio primo istinto è stato quello – puerile, vergognoso e reazionario – di bruciare il tricolore italiano. Quindi di non pagare le tasse. E di non andare mai più a votare. E di scappare da questo paese con il mio compagno e la nostra cagnolina.

Non lo farò, Presidente Mattarella. Non brucerò la bandiera. Pagherò le tasse. Continuerò a votare come ho sempre fatto. E continuerò a lottare, affinché grazie all’informazione e all’educazione in questo paese crescano sempre meno Ignazio Maria Benito La Russa.

Ma chiedo a Lei, Presidente Mattarella, di non essere complice di questa umiliazione che la seconda carica della Repubblica Italiana ha inflitto a noi cittadine e cittadini.

Attendiamo che la Repubblica Italiana si scusi, Presidente.

Giuliano Federico

 

 

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