Il calcio inclusivo anche con persone T e non binarie: “Te lo do io il Qatar”

Bombini di Open Milano ASD a Gay.it "abbiamo capito che il mondo del calcio aveva un grande buco a forma di persone transgender ed enby"

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Il calcio ha anche una dimensione sociale e tante storie l’hanno spesso raccontato. Il circuito sportivo classico, tuttavia, presenta grandi lacune in termini di inclusione e apertura nei confronti della comunità LGBTQIA+. Per questo è nato “Te lo do io il Qatar” (nome scelto in polemica con i recenti Mondiali di Calcio in Qatar ndr), un percorso per creare spazi sicuri per le persone transgender e non binarie.

Del progetto, ideato da Open Milano ASD in collaborazione con UISP e ACET, ve ne abbiamo parlato qui ma, in questo TDOV 2023, vogliamo anche raccontarvi dell’enorme successo che ha riscosso la prima tappa di questo illuminato progetto: il torneo del 25 marzo scorso.

Davide Bombini, segretario e direttore sociale di Open Milano ASD, racconta a Gay.it l’esigenza da cui è partito il progetto:

Open Milano Calcio è nata quest’anno dall’unione di due realtà già esistenti sul territorio milanese che promuovevano un calcio rivolto principalmente a uomini gay; da allora ad oggi abbiamo allargato la proposta a tutte le soggettività escluse per qualche ragione dal circuito sportivo classico”.

“In circa sette mesi Open è cresciuta enormemente – fino ad arrivare a 40 soci – e abbiamo capito che il mondo del calcio aveva un grande buco a forma di persone transgender ed enby (genere non binario). Da questa consapevolezza abbiamo pensato di creare alcuni spazi sicuri in autoformazione permanente. Il torneo dello scorso 25 marzo, “Te lo do io il Qatar” è stata la prima tappa di questo percorso”

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Foto di gruppo in Piazza San Babila a Milano per Open Milano ASD

La collaborazione con ACET – l’Associazione per la cultura e l’etica transgenere – è nata dopo uno scouting per avvicinarsi alla realtà transgender e non binaria del territorio: “ACET si è da subito interessata alla proposta di creare una squadra composta da altetə transgender ed enby, creando, di fatto, la prima rosa del suo tipo con l’obiettivo di avviare le attività sportive in modo costante”.

“Grazie a uno scambio strettissimo ACET è scesa in campo incarnando tutto quello che in questo periodo “spaventa” i dirigenti cis ed eterosessuali; ovvero, che lo sport non ha genere o, meglio ancora, che lo sport ha tutti i generi che ci si possa immaginare”.

 

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Il successo del torneo è stato innegabile e ha attirato anche l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica a livello nazionale. “L’accoglienza di questi temi è stata ottima da parte delle società sportive e realtà calcistiche che abbiamo incontrato. Chi lavora nello sport è spesso affamato di “soluzioni” per rendere i propri ambienti accoglienti e inclusivi, per marginalizzare le discriminazioni e promuovere lo sport. Questo è quello che vogliamo fare: riportare lo sport alla sua dimensione di benessere (socio) psico-fisico rivolto a tutta l’umanità, senza discriminazioni basate su genere, sesso, orientamento sessuale, provenienza, colore della pelle, reddito e abilità”, spiega Bombini a Gay.it

“Il nostro obiettivo è sempre stato quello di creare spazi e possibilità per le persone; la diffusione ampia delle nostre proposte ci permette di arrivare in modo più capillare sul territorio, oltreché a generare, pensiamo, spinte al cambiamento in ogni angolo d’Italia e oltre”

Il percorso continuerà con la seconda tappa di “Te lo do io il Qatar” prevista per maggio 2023 “con l’avvio del campionato di calcio a 5 “New Fivə”, un circuito rivolto principalmente a persone transgender ed enby – ma non esclusivo – che punta all’inclusione reale di tutte le soggettività”.

Il segnale che abbiamo lanciato, con ACET e UISP, è che la direzione presa dalle varie federazioni internazionali sportive è sbagliata”, racconta Davide Bombini, “Mi riferisco ai regolamenti che stanno fiorendo in questi mesi, volti ad escludere da tutti i circuiti sportivi lɜ atletɜ enby e transgender (qui l’agghiacciante decisione per l’atletica >), per affermare un binarismo biologico che esiste solo nella fantasia delle persone poco informate”.

 

Foto di copertina tratta da Instagram di ACET >

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