Che Festival di Sanremo sarebbe senza l’ormai tradizionale polemica sulla fantomatica “propaganda gender”?
Simone Pillon, ex senatore leghista ricandidato alle ultime elezioni ma non rieletto, nonché recentemente condannato per diffamazione ai danni di un’associazione LGBTQIA+, ha tuonato contro lo spot Pupa che andrà in onda su Rai1 nel corso della kermesse canora. Uno spot pubblicato in anteprima da AffariItaliani, che l’ha definito addirittura “choc”. E cosa ci sarà mai di tanto scioccante in questi 30 secondi?
Una donna va all’altare con il suo futuro marito. Un’altra donna, in auto, guida tra la pioggia in cerca della chiesa. Entra, guarda la sposa, le fa segno di seguirla. La sposa le va incontro e fugge con lei, a bordo di un autobus.
Apriti cielo. Intercettato da AdnKronos, Pillon ha tuonato.
“Questo spot rientra nello schema della normalizzazione a tutti i costi delle relazioni omosessuali. Se a noi adulti lascia indifferenti, è invece un potente strumento di indottrinamento per i ragazzini”.
A detta dell’ex senatore della Repubblica, questo “ossessivo lasciare messaggi in questi termini porta ad una sorta di propaganda sapientemente orchestrata che ha la finalità di portare avanti quello che è un vero e proprio contagio sociale. Le conseguenze sono quelle che vediamo con l’aumento della disforia di genere, la confusione di orientamento sessuale nei ragazzini e a farne le spese sono loro. Se andiamo avanti cosi dovremo mettere l’avviso ‘questo spot nuoce gravemente all’orientamento sessuale dei giovani. Sanremo è seguito dai giovani, sono anni che fanno un indottrinamento, è diventato un festival lgbtq. Che si continui così lo trovo veramente stucchevole“.
Parole a cui ha prontamente replicato Natascia Maesi, presidente nazionale Arcigay, sempre via Adnkronos. “Se Pillon grida allo scandalo di fronte ad uno spot che racconta la fuga di due donne che scelgono di amarsi sfidando le convenzioni sociali e il destino di un matrimonio eterosessuale imposto o non desiderato, è perché crede di vivere ancora nel Medioevo, in un mondo che non c’è più. Che gli piaccia o no, le lesbiche esistono e mettono su famiglia. Ciò che nuoce gravemente alla salute dei giovani non è la normalizzazione dell’omosessualità che da loro è già stata sdoganata, ma la mancanza di programmi di educazione all’affettività e al consenso nelle scuole. Sono proprio i giovani a chiederci di essere informati, consapevoli e quindi tutelati dalla violenza che nasce dal pregiudizio. E a loro che dobbiamo dare risposte serie e credibili, invece di riproporre la solita la caccia alle streghe“, ha concluso la presidente dell’Arcigay.
LaStampa ha chiesto opinioni relative allo spot Pupa ad alcuni pubblicitari, che hanno presto smontato la tesi di Pillon.
“Non capisco la ragione che possa stimolare una polemica, tanto meno un’incitazione all’omosessualità”, ha commentato Marianna Ghirlanda, presidente di IAA International Advertising Association. “Mi occupo di comunicazione da 25 anni e posso dire con certezza che questo è uno spot bello, delicato e che comunica un messaggio positivo di libertà. Oltretutto non vedo nemmeno un bacio o un atteggiamento che possa disturbare sensibilità particolari”.
“Sembra che i nostri politici, non tutti per carità non generalizziamo, abbiano trovato nuova linfa nel farsi pubblicità attraverso la pubblicità stessa”, ha aggiunto Andrea Crocioni, direttore di TouchPoint. “Cosa che evidentemente funziona visto l’attivismo di alcuni nell’accaparrarsi i riflettori mediatici anche su questo versante. Vero che in Italia siamo tutti ‘allenatori della nazionale’ però credo che sarebbe meglio se i politici facessero i politici concentrandosi semmai sui problemi reali della gente, lasciando ai pubblicitari fare i pubblicitari”.
4 giorni al Festival di Sanremo, ed è già polemica politica.
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