A John Harris i suoi tre aggressori trentini hanno versato, a titolo di risarcimento, 135 mila euro, 45 mila a testa. Questo però, che pure è un successo dal punto di vista giudiziario e simbolico, non basterà a far superare al cuoco inglese il trauma di quella terribile aggressione dopo la quale, ha giurato, in Italia non tornerà più.
Secondo la difesa dei tre imputati, però, non è un’ammissione di responsabilità dato che due di loro continuano a negare di aver preso parte al brutale pestaggio a sfondo omofobo alla fine del quale, nell’aprile del 2010, lasciarono Harris seminudo e agonizzante sulla neve di Canazei. Si tratta, piuttosto, di una strategia difensiva che punta ad uno sconto di pena in caso di condanna.
I tre, lo ricorderete, picchiarono, sodomizzarono e presero a colpi di bastone il cuoco più volte nell’arco della serata solo perché lo avevano identificato come gay. Non contenti di averlo ridotto privo di conoscenza, uno di loro gli avrebbe anche urinato in faccia, come per sugellare le gesta sue e dei suoi compagni di violenze.
Stefano Merighi, 21enne di Pozza di Fassa, Diego Fosco, 19enne di Canazei e Gianluca Costantino, 19enne di Canazei sono accusati di tentato omicidio pluriaggravato e violenza sessuale di gruppo, con l’aggravante dei futili e abietti motivi (ovvero la presunta omosessualità di Harris). Dei tre solo Costantino ha confessato, mentre gli altri due, pur ammettendo di essere presenti, negano di avere partecipato al pestaggio.
Contro di loro la testimonianza del complice, le prove raccolte dai carabinieri e le intercettazioni telefoniche e ambientali, ma non il racconto della vittima che di quella notte ricorda tutto a tinte fosce. Harris, infatti, non è in grado di riconoscere i suoi aggressori. Il rito abbreviato, scelto per la celebrazione del processo, gli eviterà di dover testimoniare e ripercorrere quella terribile notte, ma i due che non hanno confessato potrebbero cavarsela con pene minori se gli indizi a loro carico dovessero rivelarsi poco incisivi.
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