Radar Gay, ovvero: il 7° senso degli omosessuali

Esiste o no questa capacità dei gay di intercettare i loro simili nelle vicinanze? Di certo non tutti ne sono dotati. E a mettere ancora più in difficoltà costoro ci pensano i metrosessuali.

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Quando Dio permise a Pervinca, l’allegro dio dei gay, di creare anche lui una razza che fosse a sua immagine e somiglianza (immaginatevelo un tipo avvolto da un peplo di seta violetta, blasé come Warhol e acuto e azzimato quanto Quentin Crisp), prevedendo le rogne a cui sarebbe andata incontro la sua schiatta dovendosi muovere in un mondo che fosse prevalentemente popolato da eterosessuali, decise di fornirli di un talento quantomeno speciale e assai specifico: il "radar gay".

Per quanti non masticano pane e finocchi dalla nascita, si tratta di una dote a metà strada tra l’intuito femminile e la capacità dei cacciatori del Pleistocene di individuare la preda seguendo tracce e indizi. Un mix tra ragione e sentimento, tra Paolo Fox e Sherlock Holmes, che in sostanza permette agli omoinvertiti di individuare un finocchio foss’anche ricacciato nella curva sud dell’Olimpico durante il derby.

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Questa speciale attitudine viene il più delle volte criticata dagli eterosessuali che trovano in questo presunto talento semplicemente la proiezione dei gay di vedere loro simili ovunque, tanto più tra gli attori e i calciatori. In effetti va riconosciuto che nessun gay ha mai dichiarato di aver sentito un cicalio provenire dal suo radar personale ascoltando un intervento di Rocco Buttiglione. Va però anche detto che gli etero hanno in queste cose l’intuito di un pugno di sabbia dato che c’è ancora chi si pone dei dubbi sulle preferenze sessuali di Valentino (Rodolfo o Garavani, fa lo stesso).

Ma più che di intuito, possiamo parlare del radar gay in termini di una spiccata capacità nel cogliere il dettaglio. Questa è una necessità antica, sviluppata nei millenni, che ci porta a capire se chi si ha di fronte ha le chiappe chiacchierate ad una velocità tale da poterla calcolare solo utilizzando l’acceleratore di particelle del Cern.

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Recentemente alcuni ricercatori tedeschi hanno testato la cosa sottoponendo 2 gruppi di riferimento, etero e gay, ad una verifica sulle loro attitudini osservative (devo dire che dopo aver letto di questo esperimento mi chiedo se anche da quelle parti non sia arrivato il momento di fare un bel taglio ai finanziamenti devoluti alla ricerca). Il risultato è stato che i secondi hanno una maggiore propensione a cogliere i particolari. E se ancora non foste convinti, provate a far entrar un omosessuale in un appartamento in cui non sono mai stati prima. I suoi occhi si trasformeranno nel lettore ottico di una cassa di Ikea e in 5 minuti sarà in grado di dire se il proprietario è etero o omosessuale e, soprattutto, se è dotato di un minimo senso del gusto.

Purtroppo però, come per tutte le produzioni in serie, capita che alcuni pezzi escano fallati. Io ad esempio sono del tutto sprovvisto di radar gay e fino a quando qualcuno non mi mette le mani nelle mutande, tendo sempre a crederlo etero ma è pur vero che in alcuni casi, per intuire se si ha a che fare con un finocchio, non occorre essere un’aquila reale né possedere necessariamente il radar gay perché, se la persona in esame vi parla roteando le mani come le pale di un ventilatore e siede tenendo le gambe avviluppate l’una sull’altra come il pitone di Esculapio intorno al bastone, forse, e ripeto, forse, quello tanto etero non deve essere.

Di recente però, a confondere anche i più dotati di radar gay, ci si sta mettendo la sempre più dilagante epidemia di metrosessuali, individui che popolano le città dell’occidente, facilmente descrivibili come dei froci a cui piace la vagina. Prendete come esempio Beckham. Bello, curato, tatuato e sempre alla moda. Come fai a credere che sia eterosessuale uno che è talmente frocio da essersi addirittura sposato un’icona gay come Victoria “pelle&ossa” Adams!

di Insy Loan ad alcuni meglio noto come Alessandro Michetti

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