Bruna, la donna trans assalita da quattro poliziotti il 24 maggio scorso, ha deciso di prendere posizione contro gli agenti presentando una denuncia, in cui li accusa di lesioni aggravate dall’abuso della pubblica funzione e dalla discriminazione, oltre che di tortura e minacce gravi.
L’avvocata di Bruna, Debora Piazza, ha depositato la denuncia presso la Procura, e ha anche preso contatto con il consolato brasiliano per fornire supporto alla sua assistita.
Secondo la testimonianza di Bruna e del suo avvocato, gli agenti si sono scagliati contro di lei a causa del suo essere trans. La denuncia di tortura si basa sul fatto che, dopo il brutale pestaggio, Bruna sarebbe stata rinchiusa nell’auto della polizia per almeno 20 minuti, mentre le veniva spruzzato dello spray al peperoncino in faccia.
Inoltre, gli agenti della Polizia locale di Milano avrebbero rivolto a Bruna frasi offensive e discriminatorie come “f… di merda” e “trans basta***“. La violenza subita da Bruna è stata confermata dai video che circolano online, in cui si vede chiaramente un colpo alla testa inflitto alla vittima.
Nonostante la gravità delle lesioni, Bruna è stata portata al Pronto Soccorso del Policlinico di Milano solo oltre 48 ore dopo l’aggressione. Qui le è stata diagnosticata una prognosi di 5 giorni a causa delle percosse subite, ma negli ultimi due giorni ha sofferto di episodi di vomito e giramenti di testa, evidenziando l’impatto fisico e psicologico dell’attacco subito.
La denuncia presentata da Bruna e il referto medico che attesta una ferita alla testa compatibile con una manganellata permetteranno all’inchiesta di procedere.
Si prevede che almeno tre dei quattro agenti coinvolti saranno identificati e indagati. L’avvocata Debora Piazza ha descritto le condizioni emotive della sua cliente, evidenziando che Bruna è profondamente scossa, triste, depressa e non ha la forza di rivedere il video che documenta l’aggressione subita.
L’esposto presentato da Bruna è stato depositato presso la Procura e l’inchiesta è affidata alla procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e al sostituto procuratore Giancarla Serafini.
La vicenda è rapidamente diventata virale grazie ai video condivisi sui social media da studenti dell’Università di Milano che hanno assistito all’aggressione, scuotendo la società e suscitando richieste di giustizia e tutela dei diritti delle persone trans.
Centinaia di persone in Piazza San Carlo a Milano per chiedere giustizia
La mobilitazione è stata promossa da Cig Arcigay Milano, dai Sentinelli, da Acet e da Ala Milano, ed è partita ieri da piazza della Scala alle 17:30.
L’evento, organizzato da attivisti, ha attirato anche la partecipazione di Monica Romano, consigliera del comune di Milano e attivista dell’associazione per la cultura e l’etica trans (Acet), che in una recente storia ha dichiarato:
“Oggi interverrò in Consiglio Comunale in merito alle violenze messe in atto da tre agenti della Polizia Locale di Milano su Bruna. Chiederò che si faccia piena luce sull’accaduto e che si prendano seri provvedimenti affinchè fatti del genere, a Milano, non si ripetano mai più!”.
L’aggressione subita da Bruna – e lo spietato conseguente victim blaming – ha suscitato indignazione e ha evidenziato la mancanza di sostegno e solidarietà dopo il brutale episodio.
Gli organizzatori della manifestazione hanno sottolineato l’aumento delle richieste di assistenza da parte delle persone trans e hanno espresso la necessità di dedicare più tempo all’attivismo per garantire che queste persone non vengano abbandonate a se stesse.
Antonia Monopoli, presidente dello sportello Trans ‘Ala Milano’, ha denunciato la diffusa presenza di abusi di potere e ha criticato la mancanza di difesa da parte della classe politica nei confronti delle vittime di discriminazione.
Ha chiesto provvedimenti esemplari e ha espresso preoccupazione per il fatto che molte persone sembrano schierarsi con gli aggressori piuttosto che con la vittima, evidenziando un marcio più profondo che permea le istituzioni.
“Pochi giorni fa a Milano, Bruna, una donna trans brasiliana, è stata aggredita mentre non stava opponendo resistenza, da agenti della polizia locale. Il video dell’aggressione è diventato virale in poche ore e ci ha lasciati sgomenti” scrivono in una nota stampa le varie associazioni presenti alla manifestazione.
La richiesta avanzata al comune di Milano è l’istituzione di un tavolo permanente di lavoro, al fine di collaborare sulla tutela e sul miglioramento delle condizioni di vita delle persone trans, non binarie e di genere non conforme.
In un periodo storico particolarmente difficile, in cui la comunità trans è sotto pressione da parte del governo, è emersa l’importanza di un impegno concreto per garantire i diritti della comunità LGBTQIA+.
Alice Redaelli, Presidente CIG Arcigay Milano, commenta:
“Quello che è accaduto ci ha lasciato tutti sgomenti: quanto si vede nel video è l’uso ingiustificato della forza da parte di alcuni esponenti della polizia locale verso una donna stesa a terra, con le mani alzate.
Quello che chiediamo oggi in piazza è che venga fatta chiarezza, in tempi celeri e in modo efficace: presenteremo degli esposti affinché vengano fatti gli opportuni accertamenti e vengano adottate le misure previste dalla legge in caso di violazione di norme penali o disciplinari.
Vogliamo anche sottolineare che associazioni come il CIG Arcigay Milano sono poi a disposizione della polizia locale e delle forze dell’ordine qualora volessero avviare momenti di confronto e incontro a partire dai valori di inclusività e rispetto.”
Attivista e agente di polizia si scusa
Durante il presidio, è intervenuta anche Elena Mantovani, portavoce dell’associazione Famiglie Arcobaleno e agente di polizia locale.
Ha espresso la sua delusione riguardo alla condotta della polizia e ha dichiarato di essere ferita, addolorata ed estremamente arrabbiata per quanto accaduto. Ha voluto scusarsi personalmente con la vittima e con la sua comunità, affermando che questa situazione va oltre il suo ruolo di attivista ed è legata anche alla sua identità di agente di polizia locale.
Sempre nella nota stampa, si legge: “È stata raccontata una storia non vera riguardo a questo episodio. È stata la procura stessa, che ha avviato un’indagine sulla vicenda, a smontare la versione dei fatti circolata inizialmente”
Il culmine della manifestazione è stato un toccante flash mob, in cui i partecipanti si sono seduti a terra con le braccia alzate al cielo a palmi aperti, mentre gridavano “Basta abusi“ per tre volte. Un gesto simbolico, un messaggio di unità e di determinazione nel combattere la discriminazione e gli abusi di potere.
L’evento ha evidenziato la necessità di un impegno costante per promuovere la tutela e il rispetto dei diritti delle persone trans.
La manifestazione a Milano ha rappresentato un momento di solidarietà e mobilitazione, mettendo in luce l’importanza di unire le forze per contrastare l’ingiustizia e promuovere una società più inclusiva e rispettosa di tutte le identità di genere.
“La verità è che quello che è successo – conclude il comunicato – è semplicemente ingiustificabile: noi vogliamo delle spiegazioni e che vengano presi dei provvedimenti, affinché episodi come questi non si ripetano più“.
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