Andrea Inzerillo: “Mostriamo la rivoluzione del desiderio”

Intervista al direttore del Sicilia Queer Film Fest la cui sesta edizione è stata inaugurata con successo ieri sera al Cinema De Seta di Palermo

Andrea Inzerillo: “Mostriamo la rivoluzione del desiderio” - Sicilia Queer FilmFest serata inaugurale - Gay.it
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È una delle cinekermesse queer più in crescita del panorama italiano e per la sua sesta edizione il Sicilia Queer Film Fest in corso fino al 5 giugno ai Cantieri Culturali della Zisa di Palermo può vantare ospiti quali la sublime attrice francese Dominique Sanda. Da sempre attento alla scoperta di talenti – due anni fa organizzò una retrospettiva quasi completa di Alain Guiraudie – e alla valorizzazione della storia del cinema queer, il festival rappresenta davvero una punta di diamante della cultura lgbt nel Meridione. Abbiamo intervistato il direttore Andrea Inzerillo.

Andrea Inzerillo

Com’è andata l’inaugurazione di ieri sera?

La serata è andata molto bene, il cinema De Seta da cinquecento posti era pieno. La presentazione è stata inframmezzata da numeri musicali, abbiamo creato un vero e proprio spettacolo. Il bello è sorprendere il pubblico. Martino Lo Cascio è da sempre uno spettatore del festival, faceva cabaret negli anni Novanta, si è scoperto la vena di presentatore. La Rappresentante di Lista sono un gruppo davvero incredibile, fanno musica che definiscono queer.

Come mai la scelta in apertura di un curioso film sulla storia vera seicentesca di un incesto fra fratello e sorella, Marguerite et Julien di Valérie Donzelli?

Questo festival vuole sempre di più aprirsi e c’è anche una questione occasionale: avere Valérie in giuria. Il film funzionava bene come apertura, uscirà il primo giugno e il filo rosso che attraversa tutti i film è il desiderio, il contrasto a desideri proibiti. Valérie purtroppo non sarà con noi perché è incinta e sta facendo un trasloco. Ci ha mandato un video.

Marguerite et Julien

Qual è lo spirito di questa sesta edizione?

Pensando a uno slogan mi viene in mente questo: ‘Della rivoluzione del desiderio’. La questione della molteplicità dei desideri è centrale. Molti festival vengono percepiti come lontani da chi non fa parte della comunità lgbt, vogliamo sfatare questo mito. Vorremmo provare che il cinema parla a tutti a diversi livelli, le tematiche del desiderio sono questioni che interessano un pubblico trasversale. Questo festival ha l’ambizione di parlare a un pubblico ampio, dare un contributo a un’evoluzione di linguaggio, ampliando sempre più il bacino di utenza.

Che tipo di pubblico frequenta il Sicilia Queer Film Festival?

Il pubblico è sempre stato molto ampio, diversificato. Aumentano i giovani. È difficile vedere ventenni che organizzano cose come da noi, vogliamo contribuire a fare crescere una generazione.

Lionel Baier

Dedicate un focus a Lionel Baier, regista svizzero dell’intelligente commedia La Vanité con Carmen Maura

Lui è un bravissimo regista che lavora in maniera artigianale, un vero cinefilo, un autodidatta che ragiona su che cosa significa essere europeo, che cosa è il cinema, che cosa deve fare un regista. Le tematiche presenti nei suoi film sono affini alle nostre. Garçon stupide, il suo primo lungometraggio di finzione, è molto scaricato e amato dalla comunità lgbt. L’avevo conosciuto a Locarno. Scommettiamo su di lui, riteniamo che faccia un cinema interessante.

Avrete come ospite nientemeno che Dominique Sanda

La amiamo molto. L’abbiamo rivista come madre di Yves Saint Laurent nel film di Bonello. Per il 40ennale dell’uscita di Novecento volevamo fare un regalo alla città. Proiettiamo un film che racconti l’Italia della Resistenza. Quando l’abbiamo contattata lei era entusiasta. Un festival è al servizio del pubblico. Ha un ottimo rapporto con l’Italia: ha lavorato con Visconti, Bolognini, De Sica. Diventerà cittadina onoraria a Palermo.

Dominique Sanda

Torna la sezione ‘Carte postale à Serge Daney’ dedicata alla storia del cinema…

Ci sarà un omaggio a Buster Keaton a cui tengo particolarmente, e uno non di maniera a Chantal Akerman. Eterotopia è invece dedicato alla Tunisia: vediamo che succede nella Tunisia prerivoluzionaria dal punto di vista dei diritti civili e del cinema. L’idea è che il catalogo fissa ogni anno un’istantanea del momento in un cinema di un Paese del mondo di cui non si sa molto.

Tra i titoli presentati troviamo due dei più originali e interessanti film queer dell’anno scorso, Nasty Baby e Tangerine

Fanno parte del concorso Nuove Visioni dedicato a opere prime e seconde. Sean Baker e Sebastian Silva sono autori importanti. D’altro canto lavoriamo su un allievo di Rosa Von Praunheim, Axel Ranisch, talentuoso, fa un cinema non commerciale. João Nicolau parla invece di desiderio impossibile, incarna lo spirito queer con uno sguardo al futuro.

Come sta evolvendo, secondo te, il cinema queer?

È molto complicato, che cos’è il cinema queer? Quando Io e Lei va nelle sale tradizionali in forme non rivoluzionarie, bisogna spostarci dai temi ai linguaggi ma è un po’ difficile. Bisognerebbe capire che cosa fa Xavier Dolan, il quale si offende quando gli si dice che fa cinema queer. Secondo me è queer anche Holy Motors di Léos Carax, o Apichatpong Weerasethakul anche se non strettamente a tematica lgbt. Proviamo a tracciare una mappa, sono convinto che bisogna guardare al linguaggio cinematografico degli autori.

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