Il 12 settembre di 30 anni fa ci lasciava a soli 60 anni Anthony Perkins, attore, regista e sceneggiatore entrato nella storia del cinema grazie all’iconico ruolo di Norman Bates in Psyco di Alfred Hitchcock e nei suoi tre evitabili sequel.
Vincitore di un Golden Globe nl 1957 per il film La legge del Signore (1956), con cui venne candidato anche agli Oscar, Perkins, che era anche cantante con tanto di 3 dischi pubblicati tra il 1957 e il 1958, divenne Norman Bates nel 1960. Un ruolo che ha segnato la sua carriera, tanto nel bene quanto nel male, perché successivamente incapace di staccarsene. Pur sapendo ballare e cantare, come visto a Broadway, ormai tutti lo vedevano solo e soltanto come “villain”. Costato meno di un milione di dollari Psyco ne incassò solo negli USA 32, diventando il maggior successo commerciale di Alfred Hitchcock. Candidato a 4 premi Oscar non ne vinse nemmeno uno, con l’inquietante Perkins ingiustamente snobbato. Se Hollywood imprigionò Anthony nel ghigno diabolico di Bates, fu l’Europa a dargli maggiori soddisfazioni.
Nel 1961 vinse il premio come miglior attore al Festival di Cannes per Le piace Brahms? di Anatole Litvak, accanto a Ingrid Bergman, mentre l’anno successivo prese parte a Processo (1962) di Orson Welles. Tornato negli Stati Uniti, riprese il ruolo di Norman Bates nei sequel Psycho II (1983), Psycho III (1986), che diresse, e Psycho IV (1990), prequel incentrato sull’infanzia del protagonista.
Bisessuale dichiararo, Anthony ebbe relazioni con Rock Hudson e Tab Hunter, con il ballerino Rudolf Nureyev, il compositore Stephen Sondheim e il coreografo Grover Dale, con cui fece coppia per sei anni. Nel 1972 ebbe la sua prima esperienza con una donna, Victoria Principal. Il 9 agosto 1973 sposò con l’attrice e modella Berry Berenson. Poco meno di 20 anni dopo la morte, causa AIDS. Onde evitare lo stigma pubblico, Perkins decise di non far sapere a nessuno della malattia. Solo sua moglie e i figli erano a conoscenza dell’AIDS. L’Enquirer fece outing sulla sua sieropositività, costringendo l’attore a negare, giustificando un controllo del sangue effettuato a Los Angeles come semplice routine.
Pochi giorni dopo la sua morte Berenson ne parlò apertamente, in un’intervista al New York Times: “Semplicemente voleva che nessuno lo sapesse. Pensava che se qualcuno l’avesse saputo non gli avrebbero mai più dato lavoro“. Perkins fece ricorso alle cure ospedaliere solo in due occasioni e sotto falso nome: “Non puoi nemmeno essere te stesso in una situazione come questa. Firmi qualcosa col nome Smith o qualsiasi altra cosa, ma quest’uomo aveva passato tutta la sua vita a dare alle persone così tanto piacere attraverso il mondo dello spettacolo, e questa è stata la sua ricompensa. Non ha potuto nemmeno essere se stesso, alla fine”.
La vedova Berry Berenson è deceduta l’11 settembre 2001, giorno dell’attentato terroristico alle Torri Gemelle. La coppia ebbe due figli: l’attore Oz Perkins (nato nel 1974) e il musicista Elvis Perkins (nato nel 1976).
Da anni J.J. Abrams e Zachary Quinto sono al lavoro sull’adattamento di Tab Hunter Confidential: The Making of a Movie Star, libro dedicato alla storia d’amore segreta tra Tab Hunter e Perkins, in una Hollywood anni ’50 in cui essere apertamente gay o anche solo bisessuale era implicitamente vietato.
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