La nuova campagna di prevenzione da Hiv e Aids, lanciata da Arcigay in concomitanza con la Giornata Mondiale contro l’Aids di qualche giorno fa, ha suscitato molto dibattito in rete. Adesso, tramite il Responsabile Salute Michele Breveglieri, Arcigay risponde alle critiche punto per punto.
Il Ministero della Salute, grazie alle sezioni L e M del Comitato Tecnico-Sanitario (di cui anche Arcigay fa parte) ha appena diffuso un Piano Nazionale di Lotta all’Aids, sottoscritto dalle Regioni qualche settimana fa, che detta la linea su come raggiungere il fatidico obiettivo globale di Unaids di mettere fine alla malattia entro il 2030. Il documento recita così: “La complessa natura dell’epidemia implica la necessità di programmi di prevenzione combinati, che prendano in considerazione fattori specifici per ogni contesto, che prevedano anche programmi per la riduzione dello stigma e della discriminazione”. Se, dunque, è lo stesso Ministero a sollecitare piani e programmi di prevenzione combinati, che includono – testualmente – anche PrEP, PEP e TasP, perché molti hanno criticato la campagna Arcigay?
Il preservativo, specifica Arcigay, è lo strumento più versatile e utile per proteggere dalle malattie sessualmente trasmissibili. È l’unico, ad esempio, che può proteggere i rapporti orali a rischio di sifilide, gonorrea e clamidia. “Il preservativo usato correttamente e sempre, con il solo rischio residuale di rottura, ha una protezione stimata attorno al 99,5%” si legge. Occorre, però, anche guardare in faccia la realtà: una realtà che include una fetta di persone che non utilizza il preservativo. O almeno non sempre e comunque.
Si è parlato anche di TasP (terapia come prevenzione). Di cosa si tratta esattamente? È la strategia che si basa su un assunto: una persona sieropositiva che segue una terapia costante e ha livelli di virus nel sangue non rilevabili – o al di sotto delle 200 copie – non trasmette il virus. La TasP ha dimostrato, in base agli ultimi studi, un’efficacia praticamente totale. Due studi, di cui gli ultimi risultati sono arrivati tra il 2016 e il 2017, lo rilevano pienamente. Su oltre 40.000 rapporti sessuali senza preservativo in coppie siero-discordanti (uno Hiv positivo, l’altro Hiv negativo) si sono verificate zero infezioni.
Capitolo PrEP: va presa su prescrizione medica e dopo alcuni esami iniziali. Il medico spiegherà gli eventuali effetti collaterali (nausea, diarrea, problemi ai remi ecc…), prescriverà gli esami necessari e la posologia necessaria per una PrEP efficace. Seguiranno poi controlli periodici. La PrEP, lo ricordiamo e lo ricorda Arcigay, protegge esclusivamente dall’Hiv e non dalle altre malattie sessualmente trasmissibili. Molti la assumono già, senza prescrizione né accompagnamento, via Internet in attesa che ne venga regolamentata l’accessibilità. Se usata correttamente e secondo prescrizione, anche la PrEP protegge fino al 99%: servono però almeno quattro pillole a settimana per una protezione adeguata. La PrEP non è indirizzata, ribadisce Arcigay, a chi usa regolarmente e sempre il preservativo, ma a tutti gli altri.
Una delle obiezioni più poste è la seguente: ci sarà un aumento di altre malattie sessualmente trasmissibili dovuto a comportamenti sessuali meno protetti da preservativo? Non necessariamente, anzi. Chi usa la PrEP, peraltro, tende a fare controlli periodici anche delle altre malattie sessualmente trasmissibili e, se risulta infetto, viene subito curato. CDC, in uno studio, ha ribadito recentemente questo concetto: la PrEP porta a una diminuzione generale di casi di sifilide e gonorrea.
“Uscire da un racconto trentennale di paura che a sua volta ha prodotto tanto stigma non è semplice. Ma viviamo in un momento storico in cui i mezzi sono aumentati e sappiamo molto più dell’epidemia, di Hiv innanzitutto, ma anche delle altre IST” conclude Breveglieri.
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Problemi ai remi? In italiano comunque il singolare è il rene il plurale le reni.