Se confermata, sarebbe un scoperta storica. Le ricerche per trovare una cura all’Hiv e all’AIDS vanno avanti da decenni, e anche i passi in avanti fatti nel corso degli anni sono già un grande risultato. Ma ora, l’avanzamento degli studi rendono ottimisti anche i ricercatori, in base a due “guarigioni” che si sono verificate negli ultimi 10 anni. La notizia è da prendere con le pinze, perché entrambi i pazienti sono sempre sotto osservazione, ma per il momento gli effetti fanno ben sperare. Due pazienti non possono stabilire un’effettiva cura, ma sono il segno che la ricerca continua. Fino a non troppi anni fa, chi contraeva il virus dell’Hiv era praticamente condannato a morte. Non è più così.
A spiegare i risultati raggiunti, è Andrea Antinori, direttore dell’Uoc Immunodeficienze virali dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” (Inmi) di Roma. Al Sole 24 Ore ha esposto in modo dettagliato e abbastanza semplice quello che è stato fatto e le relative scoperte.
Entrambi i pazienti sono stati sottoposti a un trapianto di midollo. Il primo paziente, di Berlino, ha sviluppato una resistenza dall’Hiv 10 anni fa, a seguito del trapianto. Il secondo caso è più recente, e si tratta di un paziente londinese che ha contratto il virus nel 2003 e ha iniziato la terapia antiretrovirale nel 2012. Questo, inoltre, aveva scoperto di avere un linfoma di Hodgkin che era resistito alla chemioterapia. Per questo motivo, i medici hanno deciso di ricorrere al trapianto di midollo con l’assenza del corecettore CCR5, quindi resistente al virus. Il CCR5 è una proteina presente sulla membrana dei leucociti e coinvolta nel sistema immunitario (Fonte: Wikipedia). Alcune forme di Hiv utilizzano la proteina per entrare nelle cellulare infettate. Eliminando questo recettore, il virus non può attaccare le cellule dell’organismo.
Le due analogie nei pazienti affetti dall’Hiv
A seguito del trapianto in assenza del CCR5, i pazienti sembrano presentare una naturale resistenza all’infezione. Il paziente di Berlino da 10 anni, mentre quello londinese da 19 mesi ha sospeso la terapia antiretrovirale, e non mostra tracce del virus. 19 mesi non sono tanti da confermare uno studio del genere, ma è considerato un punto di partenza molto importante. Allo stesso modo, due casi riusciti non possono confermare o smentire una ricerca.
Il trapianto di midollo però non deve assolutamente essere visto come la cura. Il paziente di Londra è stato sottoposto al trapianto a causa di un tumore. Il nuovo midollo ha innescato una “cura funzionale”, che ha bloccato la replica del virus. Per cura funzionale si intende un modo per ridurre a livelli molto bassi il virus, in modo da renderlo innocuo.
Il midollo apre una nuova strada da percorrere per arrivare a una cura definitiva
Attraverso queste due analogie, la ricerca potrebbe ora orientarsi proprio su una terapia genica. Modificando il genoma umano, si otterrebbe un sistema resistente al virus, che lo sconfiggerebbe anche senza la terapia. Insomma, per i ricercatori, la strada da seguire è quella fornita dai due pazienti, gli unici che in 30 anni hanno eliminato dal proprio corpo il virus, dopo un trapianto di midollo.
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