La sua unica colpa era quella di essere una ragazza trans. Una condizione che il padre non poteva accettare, tanto da reagire in un modo sconsiderato. Un modo quasi impossibile anche solo da pensare per molti genitori: uccidendola. Maya era nata e cresciuta nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, ma da pochi mesi aveva deciso di lasciare la casa dei genitori per trasferirsi a Peshawar, assieme ad alcuni amici. La sua nuova vita però non è durata molto.
Non si sa cosa sia successo, ma il padre è andato fino a Peshawar e ha costretto la figlia a salire in auto con lui. Da quanto si apprende dal quotidiano The Indipendent, sembra che la famiglia avesse deciso di rivolere la figlia a casa, forse per costringerla a vivere all’interno di un corpo in cui non si riconosceva, in cui stava male e la faceva soffrire. Ma questo non importava alla famiglia, e soprattutto a suo padre.
Una fine orribile per la ragazza trans
Una volta arrivati a Nowshera, non si conoscono i dettagli della vicenda. Ma il corpo di Maya è stato trovato sulla riva del fiume che passa lungo la città. Il cadavere era crivellato di colpi. Responsabile del delitto: il padre. Che ora è stato arrestato. Prima di partire, l’uomo, Aurangzeb Akbar, aveva firmato una dichiarazione richiesta dalla Polizia, in cui assicurava che non avrebbe fatto del male alla ragazza. Tramite questa dichiarazione, ha potuto agire, nonostante gli amici e coinquilini di Maya avessero chiamato la Polizia. La ragazza, difatti, si opponeva a quel “sequestro” in piena regola. L’avrebbe semplicemente riportata a casa. Non si sa al momento se era veramente questa la sua idea iniziale, sta il fatto che ora Maya non potrà più avere la vita che tanto desiderava. Una vita vera.
Mentre il padre è già in carcere, si ricercano alcuni parenti della ragazza, che avrebbero aiutato l’uomo a rapire la figlia.
In Pakistan c’è una forte discriminazione verso la comunità Trans. Nonostante ci siano alcuni diritti che la tutelano, la transfobia non si è mai fermata. E le persone transgender possono anche essere vittime di delitti d’onore, compiuti da parte degli stessi familiari.
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